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Lui sarebbe la bandiera?

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«E lui — risponde il romanista ai tifosi al termine dell'allenamento di ieri pomeriggio a Trigoria — sarebbe una bandiera? Ma come, non era proprio Di Canio quello che disse "meglio un gagliardetto alla Juventus, che una bandiera nella Lazio"?». Ed è di nuovo bagarre. Il leader giallorosso nei giorni scorsi aveva evitato di rispondere alle provocazioni di Di Canio, che più volte lo aveva «punzecchiato». Aria di derby s'intende, con colpi da una parte e dall'altra: una sorta di tutti contro tutti che rischia di non far bene alla stracittadina di domani sera. Tutto era nato quando Totti, a precisa domanda sul rivale laziale, aveva risposto molto sinceramente. «Non lo conosco e non lo voglio conoscere. Diciamo che non è uno con il quale andrei a cena». La cosa, seppur abbastanza ingenua, aveva fatto inferocire Di Canio che alla prima occasione replicò pesantemente inasprendo oltremodo i toni. «Totti? Non ho nulla da spartire con lui — aveva detto nel dopo gara di Udinese-Lazio — fa bene a non invitarmi a cena anche perché se io gli parlo di Medio Oriente lui pensa a una zona del campo». E poi il giorno dopo, evidentemente non appagato dalla replica, ci aveva messo il carico da undici. «Mi scuso con Totti — la stoccata in diretta alla radio degli Irriducibili — perché quando ci sono dei chiari problemi dialettici non è giusto infierire». Il giorno dopo Totti rilasciò un'intervista a una radio romana per gli auguri di fine anno e, anche stavolta a precisa domanda, aveva evitato ulteriori polemiche glissando con una battuta. «Di Caio chi? Conosco solo l'allenatore?» rispose all'interlocutore che lo incalzava sul laziale. Ieri l'atto finale con il capitano della Lazio che getta di nuovo benzina sul fuoco e alimenta il «clima da derby». Per Totti altre legnate dalla conferenza stampa di Formello che provocano la replica a fine allenamento del romanista. Ma come, il derby non era solo una partita di calcio? Tiz. Car.

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