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Saranno rilevanti i risvolti psicologici della partita

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Si è concluso, il vecchio anno, al ritmo della musica consueta, la Juve che non commenta le decisioni arbitrali, il Milan che si adegua, pur danneggiato, in virtù di solide alleanze, con la certezza di far rientrare in cassa quanto ne è appena uscito. Per Roma queste sono cose da grandi, che non appartengono al mondo attuale della città, intenta a guardare avanti con l'occhio del campanile, una volta che il calendario le propone, alla ripresa, un evento ricco di palpiti come la stracittadina. Sarà, quello in programma la sera della Befana, un derby che sfugge un po' al metro di giudizio adottato nelle stagioni più recenti, quando almeno per una delle contendenti c'erano interessi di classifica superiori alle ragioni del cuore e alla difesa del prestigio e della tradizione. Anche se la Roma non perde da cinque anni nell'appuntamento cittadino più sentito, la Lazio giocava a sua volta per una posizione importante nel salotto buono del calcio, così che non erano soltanto gli impulsi emozionali a dare un connotato preciso all'evento, ma anche il risultato per quanto raprpesentava agli effetti di un piazzamento finale di alto livello. Ci sarà tempo per parlare degli aspetti tattici, tutt'altro che irrilevanti, di un derby che per la prima volta nella storia (mi affido ai ricordi, sperando di non sbagliare) vede l'esordio assoluto in panchina di uno dei due allenatori, nello specifico quel Papadopulo che per altro la storia laziale conosce bene, per averla vissuta da solido difensore. Saranno rilevanti, in uno scontro tradizionalmente senza pronostico anche quando classifica e organici parlano di divario di valori, i risvolti psicologici. Alla Roma, il suo tifo chiede soprattutto serenità e nervi distesi, mentre è fin troppo chiaro l'intento dei laziali di alzare il livello emotivo e i toni agonistici della gara. Non a caso Di Canio, che proprio fesso non è, ha scelto di dedicarsi alla provocazione ricorrente, provocazione alla quale gli avversari dovranno rivolgere l'attenzione dovuta, una mossa come un'altra da neutralizzare, senza che la partita ne abbia a soffrire. Perché penso che l'obiettivo reale di tutta la città sia quello di far dimenticare l'orrendo precedente della sospensione, per la quale deve ringraziare un plotoncino di facinorosi votati al ricatto. Al di là delle punzecchiature verbali, con le quali sarebbe comunque ora di finirla, i protagonisti ricordino qual è realmente la loro professione e la interpretino secondo ragione e intelligenza: i mezzi più idonei per l'emarginazione dei violenti, dei quali nessuno avverte la necessità.

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