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Domenica all'Olimpico per sfatare un tabù davanti al proprio pubblico

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Un po' tutti i protagonisti giallorossi si sono trovati concordi nel negare l'esistenza del problema Olimpico. Sarà, eppure la Roma manca l'appuntamento con la vittoria al Foro Italico dal 31 ottobre scorso, quando sbriciolò il Cagliari per 5-1. La sincerità di chi analizza in modo asettico i numeri, vivendo la situazione dall'interno o un modo per esorcizzare un problema effettivo? Difficile trovare una plausibile interpretazione ai numeri, che parlano di due sole vittorie - con Fiorentina all'esordio e col Cagliari - in undici partite disputate tra campionato, Champions League e Coppa Italia. In mezzo, ben cinque pareggi e quattro sconfitte. Cifre preoccupanti, che abbracciano due gestioni tecniche, da Voeller a Del Neri. Risultati dovuti a una serie di concause, a cominciare dalla estrema fragilità del reparto difensivo, che ha causato i mezzi passi falsi con Lecce e Inter e i fragorosi rovesci con Udinese e Real Madrid. Senza contare le molte assenze che stanno decimando il gruppo da qualche mese e la pressione del pubblico che potrebbe aver condizionato il rendimento di qualche giocatore particolarmente sensibile alle critiche e ai fischi. Per trovare un rendimento casalingo così scadente, bisogna risalire alla stagione 1995/96. Era l'ultimo anno di Mazzone alla guida tecnica e nell'intero girone di andata, quella Roma collezionò la miseria di due vittorie interne su diciassette gare (con Padova e Bari), giunte rispettivamente alla nona e all'undicesima giornata. Ma adesso che oltre al morale, anche la classifica è migliorata grazie al blitz di Brescia con la seconda vittoria esterna consecutiva, la squadra sarà chiamata ad invertire la tendenza già a partire dai prossimi due impegni casalinghi con Parma e Atalanta. A prenderla per mano, sarà tanto per cambiare il suo capitano: Francesco Totti.

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