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Tredicesima in campionato e fuori dall'Europa E il futuro diventa un punto interrogativo

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Roma, numeri da fallimento

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Con un grazie ai belgi dell'Anderlecht, a quota zero e dunque disposti a sollevare la Roma dal triste privilegio del fanalino di coda tra quelle allineate al via della massima competizione continentale. Avrebbe offerto un minimo sollievo se, mettendo da parte le esigenze del campionato, il congedo fosse stato celebrato all'insegna di un prestigio da tutelare. Che Del Neri abbia rivolto le sue attenzioni a una trasferta come quella di Brescia resa delicatissima dalla classifica ma anche dalla forzata rinuncia a capitan Totti, il solo capace di caricarsi l'intera squadra sulle robuste spalle, è dunque comprensibile, perché il ritorno immediato sulla scena internazionale pretende una rincorsa al quarto posto, tuttora accessibile, mentre sarebbe comunque insoddisfacente un approdo in Uefa, attraverso un dignitoso piazzamento in campionato oppure attraverso la porta di servizio della Coppa Italia, a sua volta quasi compromessa dallo scivolone interno contro il Siena. Purtroppo, non è soltanto il presente a mettere in allarme il popolo romanista, così crudelmente deluso dalle disavventure a catena susseguitesi dall'estate in poi, ma anche un futuro che annuncia ben avari spiragli di luce su uno sfondo malinconico e ulteriormente appesantito da interrogativi talvolta inquietanti. Del Neri, che è sempre stato personaggio limpido e lineare, è arrivato al punto da mascherare la sua confusione, per altro non sorprendente vista la situazione, con una serie di contraddizioni che lasciano il tempo che trovano sul piano pratico, ma che sono spia di un disagio che non appartiene soltanto al tecnico ma, inevitabilmente, anche ai giocatori. Un aspetto, questo, particolarmente significativo quando ci sono in ballo rinnovi di contratto fondamentali, primo su tutti quello relativo a Totti. Il capitano è buono, tranquillo e soprattutto bravissimo a mascherare la sua fatale agitazione interna, relativa a un futuro che egli vorrebbe fortemente legato alla sua città e ai suoi colori ma che gli impone anche di guardare anche alla carriera, che a livello personale non potrebbe offrire garanzie importanti nell'ambito di una formazione ridimensionata nell'organico e negli obiettivi. Tornando a Del Neri, è ovvio che, da poco trasferito in un ambiente appesantito da problemi estranei alla lunga esperienza nella provincia veronese, il tecnico avverta più degli altri il peso dell'assenza virtuale della società. Perché in questo momento la Roma sembra essersi dissolta, a livello di decisioni dirigenziali e forse anche di comunicazione, una volta che le buone condizioni di salute di Franco Sensi, eterno punto di riferimento, rendono tutto più complicato. In tutto questo pesa anche la situazione personale di Franco Baldini, tuttora in organico ma in realtà già distaccato dalla società, della quale aveva rappresentato fino a poco tempo lo spirito e la sostanza. Il bilancio della prima parte della stagione, lo stesso periodo che dodici mesi fa aveva visto la Roma primeggiare in Italia, prima della serataccia dell'Epifania, è stato deficitario al punto di non trovare sufficienti giustificazioni neanche nei molti drammi vissuti. C'è stato l'addio di Prandelli, il vano tentativo di autogestione con Voller, il ritardo nell'avvio del lavoro di Del Neri, e poi gli infortuni a raffica, il pazzesco esordio in Europa con la monetina a Frisk, recidivo a Valencia, le porte chiuse. Senza dimenticare, però, che qualche responsabilità dovesse essere assunta anche da chi, avendo dovuto rassegnarsi a perdere Samuel ed Emerson, nulla aveva fatto trattenere almeno gli altri due quinti della difesa sparita, Zebina e Lima, in scadenza di contratto e ignorati come se si trattasse di mezze figure indegne di attenzione. Se vogliamo guardare avanti, dobbiamo farci coraggio, perché le prospettive parlano un linguaggio vacuo, almeno per chi conosce il mondo del calcio. Come se si risolvesse

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