di GIANFRANCO GIUBILO TUTTO scritto prima, tutto scontato, impossibile ...
E perfino in partita per un'ora, quando ancora il vantaggio del Real era minimo e i romanisti si stavano giocando le loro modeste chances procurando qualche preoccupazione agli illustri rivali, come di consueto non proprio incensurabili in difesa, nonostante l'arrivo di un certo Samuel, mai abbastanza rimpianto da queste parti. Quando un generoso rigore ha regalato ulteriore tranquillità a un Real poco disposto a infierire si è giocato con quel minimo di impegno richiesto dalla burocrazia sportiva. E in fondo, sarebbe stato ingeneroso pretendere di più da questa Roma volutamente ridimensionata, nella quale tuttavia molti si sono espressi perfino al di sopra degli abituali livelli, con qualcuno meritevole di plauso, Dellas, Cufrè e il baby Corvia, inutile bel gol nel finale, annullato per fuorigioco. Insomma, pur considerando l'impegno relativo degli spagnoli, l'uscita di scena è stata meno disastrosa, per il comportamento più che per il passivo, di quanto di potesse temere. Di questi, secondo abissale differenza di motivazioni, è già qualcosa. L'ambiente, quello che è: non che uno stadio deserto possa offrire un minimo di calore, indipendentemente dal clima, a sua volta ben poco apprezzabile. Per il tifo romanista, rigorosamente relegato a distanza dall'Olimpico, l'annuncio delle formazioni rappresentava l'ultimo segnale di una resa senza condizione, già largamente delineata da un cammino terrificante. Certo, sarebbe stato preferibile vedere in campo la lista degli indisponibili, gli squalificati De Rossi e Scurto, i malconci Tommasi, Dacourt, Chivu, perfino Mido, ma soprattutto quelli lasciati in frigo per libera scelta, da Panucci a Cassano, da Montella a Totti. Francamente, poco condivisibile la rinuncia al capitano, che a Brescia non potrà comunque giocare e la cui presenza avrebbe dato se non altro un segnale di dignità, di fronte a una squadra illustre che si giocava la qualificazione schierando per intero la sua teca di tesori. A sottolineare il clima, anche quella maglia nera che speriamo di non rivedere mai più. I ritmi, gli atteggiamenti, quelli di una rifinitura di metà settimana: giustificati, per il Real, dall'intento di non intensificare i toni agonistici badando al massimo risultato con il minimo sforzo; e, per quanto riguarda la Roma, dall'esigenza di evitare un'umiliazione pesante, una volta che ogni traguardo era svanito da un pezzo. In pratica, più a cinque che a tre la difesa opposta dal Del Neri ai fuoriclasse madridisti, però bravi Cufrè e Candela a proporsi in avanti, fino a rendersi protagonisti delle due più spettacolari conclusioni a rete della Roma nel primo tempo: contro l'incrocio dei pali la punizione del francese da venticinque metri buoni, fermato a fatica il gran sinistro dell'argentino da fuori area. Un buon quarto d'ora finale romanista, tanti gli angoli guadagnati, rilevante il frenetico attivismo di Corvia, lui sì comprensibilmente motivato. Certo, il possesso palla era quasi tutto per i palleggiatori spagnoli, limitata però la spinta e avare le conclusioni a rete, non terribili. Tutto questo, però, dopo che il problema vero era stato risolto dopo appena nove minuti, con il fraseggio stretto al limite tra Raul e Zidane, l'allungo in area per Ronaldo, straordinario nel controllo in corsa ma anche agevolato dalla non perfetta uscita di Pelizzoli, per il resto impegnato in una sola occasione. Ronaldo non irresistibile su un sinistro che Pelizzoli ha frenato in due tempi, in avvio di ripresa, poi però al quarto d'ora Aquilani ha consegnato un pallone a Ronaldo che è andato via in progressione seminando il panico. In area, il contrasto di Dellas è stato ritenuto irregolare, con molta larghezza, dal pachidermico Temmink: rigore con ammonizione, tranquillo centro di Figo dal dischetto, eliminato ogni possibile sospetto di ulteriori palpiti, anche se fino a quel momento la Roma qualcosa di apprezzab