Il campione pensa già alle prossime gare «Dimostreremo che siamo molto forti»
Non c'è trionfalismo, non ci può essere. Michael Schumacher sceglie con cura il tono e le parole. È troppo fresco il colpo per la morte di Umberto Agnelli e non c'è da festeggiare, solo da tributare a «un amico e a un grande sostenitore» una doppietta strepitosa in Germania: «Se ci avesse visto, sarebbe orgoglioso di noi». Dedica la vittoria al presidente scomparso della Fiat, per cui gli uomini in rosso hanno listato a lutto la loro divisa dopo «il brutto choc» e limitato i festeggiamenti. Non c'è champagne, dopo la doppietta. Non c'è nemmeno esuberanza, anzi: «È stato grazie a Kimi Raikkonen — dice Schumi — che si è piazzato secondo al via che ho potuto prendere tutto quel vantaggio. Ha rallentato le Bar e le Renault e così dopo mi sono limitato a controllare la gara. Sato era molto veloce, e così Button. Ho dovuto spingere solo all'inizio perchè avevo meno benzina. Ero fiducioso della strategia su tre soste, ma non è stata una vittoria facile. Non si può parlare di dominio». La partenza è stata perfetta: «Come le altre nell'anno. Monaco è stata un'eccezione e a Barcellona Trulli è stato molto bravo». Dopo 76 gare, continua a essere motivato: «È questione di sangue. Non conta l'età che hai ma gli anni che ti senti. Dietro ho una squadra fantastica che mi mette nelle condizioni migliori. Non smetterei mai. Ma non è stato, oggi, un grande passo verso il mondiale. Sono solo due punti in più su Rubens. Piuttosto è bello avere vinto dopo il ritiro di Montecarlo. Ma mancano 11 gare e non c'è solo Rubens. Basta un mio ritiro e la lotta si riapre». La gara ha offerto anche tre spaventi, due con Panis, uno con Webber: «Ero davanti a lui, stavo andando alla curva. Per fortuna l'ho visto. Ha sterzato all'improvviso all'uscita della pit lane, è volato verso di me e quasi mi toccava. Gli ho aperto la porta e l'ho lasciato passare. Grazie a Dio l'ho visto, chissà cosa pensava. Con Panis è stato diverso, era davanti a lui e non poteva sapere chi stava arrivando». Della scelta diversa di Barrichello, le due soste, spiega che «Rubens non aveva il mio stesso ottimismo per la pole. Se faceva la mia stessa strategia e poi non riusciva a partire come me sarebbero stati guai». Montoya: due incidenti in due gare con i due Schumacher: «Evidentemente ha un problema con questo nome». Della McLaren dice: «È difficile uscire da questa situazione, ma sono sicuro che sanno come fare». Ora arrivano Montreal e Indianapolis: «Montecarlo è una pista difficile per noi, penso che le prossime due gare saremo molto forti». Detto da uno che ha vinto sei gare su sette (eguagliando il bottino con cui l'anno scorso si laureò campione del mondo) più che una promessa è una minaccia.