Il numero 10 da Coverciano: in Italia non indosserò una maglia diversa da quella giallorossa
Può darsi che Francesco Totti riesca a rimandare di qualche metro la svolta più attesa, quella che lo porterà a scegliere tra la sua Roma e il sogno Real Madrid: però di qui a poco, prima del suo ventottesimo compleanno, il giocatore simbolo del calcio italiano sa di giocarsi tutto. Il futuro personale, le ambizioni di vincere qualcosa di più di un solo scudetto, magari Europeo e Pallone d'Oro e poi campionati in serie. Soprattutto, la possibilità di non essere solo il fuoriclasse di cui tutti aspettano la consacrazione stampata negli almanacchi. «So di vivere il momento più importante della mia carriera: o di qua o di là. E io preferisco di qua...». Tutto sta a sapere cosa sia quel di qua, perché le ambizioni sono commisurate alla classe. «Voglio vincere l'Europeo e il Pallone d'oro, e non è una barzelletta: una cosa è legata all'altra. La Roma ora la lascio da parte: i dirigenti sanno cosa ho chiesto, dopo il 4 luglio torno e voglio sapere tutto. Berlusconi? Non solo lui, tutti devono mettersi l'anima in pace. In Italia non vestirò una maglia diversa da quella della Roma, per rispetto dei tifosi. Roma o Real? Sì, diciamo così. Io non mi aspetto di andar via, sto tranquillo. Anche se a Roma tranquillo ha fatto una brutta fine». Totti scherza, nella sua prima esternazione azzurra in vista dell'Europeo («preoccupato da romano per il fallimento della Lazio? No, dico la verità, sono sincero» (con Longo che gli risponde: «ormai pubblica solo barzellette») e ancora: «Mascia fuori? Qui abbiamo carte e playstation, abbasteno...»), ma evita il rischio equivoco delle gag: «Quando dissi che Berlusconi poteva essere il mio presidente, feci una battuta per smuovere il mercato della Roma», ha ricordato, consapevole del bombardamento mediatico sulla sua futura maglia che lo attende in Portogallo. «L'ho messo in conto. Ma io sto a posto: la Roma sa, mi ha detto di star tranquillo. Nomi non ne faccio, però voglio una rosa competitiva come quella dell'anno scorso, in campionato e in Champions. Vincere quella coppa con la Roma per me viene al primo posto, anche più dell'Europeo: per questo, dopo il 4 luglio voglio sapere tutto». Lusingato dai richiami degli amici milanisti, Totti ha però ben presente anche altre conseguenze di un eventuale trasferimento in Italia. Anche perché si profila una situazione chiara: colloqui con la Roma a luglio, eventuale trasferimento al Real solo dal 2005. «Mi fanno piacere le parole dei rossoneri, però mi gratifica ancor di più sentire tanti tifosi della Roma pronti a scendere in piazza se dovessi andare al Milan. Se ha firmato con la Juve, non è stato bello quel che fatto Emerson, per rispetto della società e della gente». Ma non è solo giallorosso il bivio di Totti. «Ora metto da parte tutto, e mi sento solo azzurro», ha voluto ribadire il numero 10. «Rispetto al Mondiale, molto è cambiato: non vengo da infortuni, mi sento a posto di testa e di fisico. Ho voluto Vito Scala in azzurro perché conosce meglio la mia preparazione, ma non è che mi alleno a parte...Io leader? No. Mi prendo le mie responsabilità, ma non posso pensare a tutto io». Cassano compreso: «Non ha bisogno di un tutore. Per gli scherzi va accettato così come è, sa regolarsi». Quanto agli alibi evocati ieri dal ct, Totti è sicuro: «Io li avevo già tolti subito dopo il Mondiale, come anche i sassolini...Ora questo gruppo è più unito». Compreso il futuro con Ilary Blasi. «È vero, dopo l'Europeo mi sposo». Per quella svolta, insomma, un po' di tempo in più c'è.