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di MARCO GRASSI IL GIRO è tornato nelle mani di Cunego.

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Ma il veronese deve ringraziare il gioco di squadra della Saeco, letteralmente perfetto. Il momento della rivoluzione è stato a 60 chilometri dal traguardo: ne mancavano 3 alla vetta del Passo Furcia, terzo colle di giornata, e lì Simoni ha piazzato uno scatto per saggiare le forze in campo. Popovych lo ha inseguito, altri hanno in qualche modo reagito, mentre Garzelli, Pellizotti, Sella e McGee sono andati subito in affanno, e tutti i compagni di squadra della maglia rosa hanno ceduto di schianto. A quel punto Simoni ha lanciato Cunego. «Se qualcuno lo insegue, io do la stoccata in contropiede», ha pensato Gilberto. Ma Popovych, fedele a quanto aveva promesso, è rimasto in attesa. Nessuno ha osato (o è riuscito ad) accodarsi a Damiano, e lui se n'è andato: troppo presto? Macché, perché lì è scattata la sublime tattica messa a punto da Martinelli, direttore sportivo della Saeco. Infatti davanti, in una maxifuga (forte di 17 corridori) partita al km 21, c'erano Mazzoleni e Tonti: i due erano stati mandati in avanscoperta proprio per fungere da appoggio agli eventuali attacchi dei capitani. E quando Cunego, dopo aver scollinato da solo sul Furcia, si apprestava ad affrontare 40 km tra discesa e pianura prima dell'ultima salita di giornata (Terento), si è ritrovato ad avere con lui i due gregari, fermati da Martinelli proprio per aiutare il giovane attaccante. Mazzoleni e Tonti (e anche Wegmann, collaboratore trovato strada facendo) hanno impresso un grande ritmo, e hanno permesso a Cunego di aumentare fino a 3'30" il vantaggio su Popovych e compagni, e di presentarsi all'ascesa di Terento senza aver tirato un metro. A quel punto il giovane veronese si è liberato della compagnia dei suoi luogotenenti, ormai stremati, ed è andato a riprendere e staccare uno per uno tutti i fuggitivi della prima ora (per ultimo un bravissimo Nocentini, secondo al traguardo dopo quasi 200 km di fuga), completando così un'impresa memorabile: terzo successo di tappa per lui in questo Giro, e primato in classifica che adesso appare molto saldo. Popovych, ex maglia rosa, è andato in netta crisi, e sulla salita di Terento si è staccato da Simoni e da tutti gli altri uomini di classifica (a parte Pellizotti e McGee). Ma lo stesso Simoni non ha avuto gambe per recuperare troppo su Cunego, se è vero che sull'ascesa finale non è riuscito a tenere le ruote di Figueras, scattato a sua volta per guadagnare secondi preziosi sui rivali.Simoni mastica amaro («Purtroppo è successo tutto quello che pensavo», gli è scappato di dire subito dopo il traguardo): la tattica preparata a tavolino gli si è rivoltata contro. I suoi rivali di classifica hanno probabilmente sottovalutato Cunego, che comunque ha compiuto un'impresa memorabile, che fa parlare di lui come del nuovo Pantani. Popovych ha pagato in maniera plateale la debolezza della sua squadra: o trova qualche alleato in corsa, oppure è impensabile per lui contrastare da solo i fortissimi uomini di Martinelli. La lotta per il Giro si restringe: ormai fuori dai giochi Belli, Garzelli e Pellizotti, tutti a oltre 4' da Cunego. Ma se il bergamasco non si può lamentare della sua corsa, grandi sono i rimpianti degli altri due: Garzelli ieri ha sofferto su ogni salita, confermando il leitmotiv del suo Giro 2004. E Pellizotti ha visto sfumare con la crisi patita verso Falzes ogni speranza di rientrare in gioco per il successo finale.

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