Masoni ci crede: «il mercato reputa perseguibile l'obiettivo». L'ipotesi-aggiotaggio finisce dal Pm
Il d-day s'è concluso con un carico di speranze: l'aumento di capitale è partito con 1,8 milioni in cassaforte: cifra potenziale, certo, rapportata alla pronosticabile sottoscrizione dei 233 mila diritti acquistati ieri. È stato insomma rilevato l'1% dei diritti d'opzione (scambiati a 0,155 euro). La grande operazione è decollata sotto auspici che il club interpreta in modo confortante: il titolo è tornato in Borsa, (tra le 16,36 e le 16,40 si è tenuta la fase di validazione degli ordini con asta di chiusura), la gente, anzi i tifosi, sono tornati ad acquistare azioni Lazio. Con un entusiasmo che ha valicato le aspettative più nefaste, perché come sottolinea l'Ad Masoni «dopo due mesi di assenza dagli scambi si poteva ipotizzare anche un dato negativo, in netto ribasso». Invece il titolo ha chiuso a 1,05, con un valore superiore al prezzo di emissione e una perdita calcolata intorno al 6,73%. Sul futuro aleggiano ancora molti dubbi, certo, non c'è un consorzio di garanzia e il cartello dei soci attuali, in attesa di Ricucci e Ligresti, garantisce, a oggi, circa il 7%. Così è, a vederla tutta nera. Masoni però capovolge la prospettiva dei più scettici, è ottimista: «Non è facile interpretare come stia andando l'operazione ma complessivamente il mercato dà come perseguibile l'obiettivo che la società ha stabilito con questa operazione». La gente s'è stretta intorno alla Lazio con la volontà di creare le premesse per il salvataggio del club: il contributo s'è manifestato anche attraverso l'acquisto di azioni. Un eccesso di entusiasmo, certo, non funzionale però per l'obiettivo biancoceleste. Cioè quello di comprare diritti per sottoscrivere l'aumento. Lo scambio di azioni, sostanzialmente, rientra in movimenti che in questo momento non portano mezzi freschi nelle casse sociali, acquistare diritti d'opzione significherebbe invece sostenere la ricapitalizzazione. Ieri mattina l'equivoco ha generato confusione tra i piccoli azionisti confluiti nei vari istituti di credito con l'obiettivo di tendere la mano alla Lazio: la società ha rilanciato anche ieri sera l'invito a rastrellare i diritti. Quelli della speranza. Il management aspetta i prossimi quindici giorni per definire lo scenario: c'è fiducia anche per l'eventuale ingresso di un azionista che dia la spallata decisiva per scalare la vetta dei 188 milioni, l'importo integrale dell'operazione. Intanto le associazioni dei piccoli azionisti sono al lavoro per supportare il club. Ieri Cda del Lazionista: individuata la fiduciaria «Fidrev» (con sede in Piazza della Libertà). Sarà la cassaforte per raccogliere le somme vincolate a un'eventuale restituzione nel caso in cui non venisse raggiunto il tetto degli 80 milioni, quello necessario all'iscrizione in campionato. La cifra potrebbe scendere se alcune variabili, come la plusvalenza-Stam e l'accordo-Sky, facessero calare parzialmente la cifra per partecipare al prossimo torneo. Si lavora quindi, mentre in mattinata era arrivata la notizia della trasmissione al Pm, da parte della Consob, di una relazione sull'ipotesi-aggiotaggio. Oggetto: notizie sul possibile ingresso di nuovi azionisti. La Lazio fa spallucce: «È una decisione che non ci riguarda», sottolinea Longo, concentrato sull'aumento. Nella scorsa settimana Lotito ha analizzato i bilanci del club. Parere positivo, si può procedere. I tifosi aspettano la Svolta e intanto preparano il corteo di venerdì. Una marcia su Roma per cancellare i dubbi. Si tratta ancora per l'intesa con i giocatori: ieri sera nuovo summit tra le parti, si tenta l'accordo-quadro. Mancini fiducioso: «Siamo rimasti in pochi ma l'aumento alla fine si farà».