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Eguagliato il record che, nel Dopoguerra, appartiene a Saronni, Maertens e De Vlaeminck Oggi la tappa più lunga: 232 km.

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Nel dopoguerra nessuno ha fatto meglio: per trovare prestazioni superiori bisogna risalire ai tempi di Alfredo Binda e Costante Girardengo: il primo detiene il record assoluto, con 12 vittorie (su 15 tappe!) nel 1927; Learco Guerra e Giuseppe Olmo nel 1934 e nel 1936 vinsero 10 tappe; ancora Binda nel 1929 vinse 8 tappe, così come Girardengo nel 1923: sono loro due i prossimi obiettivi di Petacchi, che tra oggi e domenica avrà due possibilità per tentare di centrare quota 8. La tappa di oggi è la più lunga del Giro: 234 km, partenza da Parenzo (o Porec, alla croata) e arrivo a San Vendemiano. Non ci sono difficoltà altimetriche, ma il chilometraggio potrebbe creare qualche difficoltà di controllo della corsa alla Fassa Bortolo; mentre Milano, sede dell'ultima tappa, viene dopo una serie infinita di montagne, e non c'è la certezza che i velocisti le superino tutte. Quindi non è proprio scontato che Petacchi riesca nell'impresa, anche se da due anni in qua ci ha abituati a tutto. Nell'analizzare il grande record dello spezzino occorre anche dire che le sue vittorie hanno un peso specifico minore rispetto a quelle dei mostri sacri con cui viene raffrontato: i Binda e i Girardengo vincevano su ogni terreno, e non solo in volata, e dominavano le corse a tappe; e anche i plurivittoriosi più recenti hanno palmares non confrontabili con quello di Petacchi: Saronni ha vinto due Giri e un Mondiale, oltre a una Sanremo; De Vlaeminck ha in carriera quattro Parigi-Roubaix; e Maertens, tra tante classiche, ha conquistato anche una Vuelta, portando la maglia di leader dal primo all'ultimo giorno. Petacchi dovrebbe vincere almeno una Sanremo per avvicinare questi padri nobili: finora nelle classiche in linea non ha entusiasmato, e dovrà migliorare in corse più lunghe di 250 km (distanza che ha dimostrato di soffrire). Per il momento si accontenta di essere praticamente imbattibile nelle frazioni delle grandi gare a tappe. Ieri ha dato una nuova, lampante dimostrazione: per tutta la giornata i suoi compagni di squadra hanno controllato a distanza tre fuggitivi (i soliti Illiano e Muraglia, e con loro Marzoli), partiti (insieme a Tonkov e Hauptman, che però hanno mollato strada facendo) al km 18, e ripresi a soli 10 km dalla fine, dopo aver guadagnato un massimo di 3'25" sul gruppo. Quindi, ricompattato il plotone, la Fassa ha lanciato il suo solito, impeccabile treno. Ai 320 metri c'era una curva a destra, e lì è scivolato Cadamuro, spezzando il gruppo e creando di fatto un buco a favore di chi era davanti. Ma anche se la caduta ha rallentato qualche rivale di Petacchi, la vittoria dello spezzino non è stata comunque facile: infatti Alessandro Dinamite si è ritrovato allo scoperto un po' troppo presto, e ha dovuto dare tutto per rintuzzare il potente ritorno di Fred Rodriguez (che l'aveva battuto a Carovigno). Ma la posta in palio era davvero troppo alta per sprecare l'occasione.

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