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di PAOLO DANI MONTECARLO — Il gran premio più pazzo del mondo parla italiano.

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A evitare le mille trappole monegasche non ci sono riusciti né Michael Schumacher (tamponato da Montoya in regime di safety car), nè Fernando Alonso (era secondo). Sono entrambi finiti per ragioni diverse contro i guard rail monegaschi. Lui no. Jarno Trulli è partito primo, è arrivato primo, incurante della tensione, delle safety car, degli incidenti. Voleva la prima vittoria della sua vita: sul podio con lui Jenson Button e Rubens Barrichello (partito sesto). Ma che gran premio è stato questo 62/mo Grand Prix de Monaco. Le sorprese cominciano addirittura prima del via, nel giro di formazione. La Toyota di Panis si spegne in griglia. Partenza da rifare, nuovo giro di formazione, e Panis retrocesso dalla terdicesima all'ultima posizione. Arriverà nono. Ma i colpi di scena veri sono ben altri. A Monaco, si sa, le monoposto girano come palline impazzite. Su quella roulette che è il circuito, l'imprevisto è in agguato dietro a ogni curva. È lì che già al terzo giro va a schiantarsi Giancarlo Fisichella con la sua Sauber. È il terzo giro, questa la situazione: Trulli e Alonso con la Renault sono in testa, inseguiti da Jenson Button con la Bar-Honda. Sato, con l'altra Bar, in partenza era riuscito con una manovra azzardatissima a infilare le due Ferrari, toccando anche leggermente Michael Schumacher (a sua volta superato anche dalla McLaren di Raikkonen e scivolato così dalla 4/a alla 6/a posizione). Se non che il motore della Bar-Honda non regge i fuori giri provocati dal pilota giapponese: al terzo giro esplode e una densa nuvola di fumo bianco invade la curva del Tabaccaio. Sato si ferma, i primi dietro di lui (Raikkonen, Schumacher, Barrichello) riescono ad evitarlo. Coulthard lo vede all'ultimo momento e inchioda, senza toccarlo. Fisichella no e va a sbattere in piena velocità contro la McLaren. La sua Sauber si ribalta, lì per lì si teme il peggio. Poi finalmente Fisichella riesce ad emergere dall'abitacolo. Sano, ma ritirato dopo tre giri, così come Sato e Coulthard (e tanti a seguire, alla fine solo 9 macchine taglieranno il traguardo). In pista entra la safety car e ci resta quattro giri, con questa situazione di gara: Trulli, Alonso, Button, Raikkonen, Schumacher, Barrichello, Montoya. Il gran premio si fa ingarbugliatissimo, anche se sempre sul filo dei 200 all'ora: Button, 3/o, rientra ai box, quando esce si ritrova la Toyota di Da Matta davanti, Schumi si avvantaggia, Barrichello arranca, Montoya taglia le chicane, Raikkonen ha problemi (si ritirerà al 29/mo giro). Il primo a fermarsi è Trulli al 24/mo giro: 8,5 secondi per lui per gomme e rifornimento. Si ferma quindi Alonso (9'' netti). Per un giro (il 25/mo) Schumi è al comando ma rientra ai box al 26/mo giro: 9,3 la sua sosta. Quando torna in pista le due Renault sono già passate, Button no, è dietro. Ma non è finita: al 41/mo giro Alonso nel tentativo di doppiare sotto il tunnel Ralf Schumacher perde il controllo e va a schiantarsi contro il guard rail. Due testa coda al buio, uno sotto il sole. È ancora safety car. Nessuno si aspetta possa succedere qualcosa, invece no, è dietro a quella safety car che la pallina impazzita torna a girare. Due giri più tardi, altro jolly, altra pallina impazzita, sempre sotto il tunnel: Schumi sta procedendo dietro la safety car, lentamente. In quel momento è primo perché nel frattempo Trulli si era fermato per il secondo pit stop. Montoya, doppiato, è alle spalle di Schumi ma entra nel tunnel a velocità pazzesca. Si accorge all'ultimo momento di essere eccessivamente veloce, ma è troppo tardi: va a toccare la Ferrari, Schumi proprio non se lo aspetta ne perde il controllo. Frena ma tocca anche lui il guard rail, rompe sospensione e musetto, si ritira. A fine gara Schumacher e Montoya sono stati convocati dai commissari di corsa per essere ascoltati in merito all'incidente che al 46/o giro ha prov

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