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«Servono stadi privati e meno retrocessioni»

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Audizione alla Camera del numero uno della Lega. «Troppi debiti, serve maggiore autocontrollo»

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Ma per battere la crisi c'è bisogno soprattutto di due cose: privatizzare gli stadi e frenare le retrocessioni. Questa la ricetta in pillole di Galliani per risolvere la crisi del calcio italiano che investe particolarmente la serie B «i cui costi sono senza senso». Il presidente della Lega è stato ascoltato oggi da solo dalla commissione Cultura; domani, sempre nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul calcio, toccherà al patron del Bologna Gazzoni, tra i primi a denunciare il cosiddetto doping amministrativo. Il n.1 della Lega ha ribadito che il calcio è uno «straordinario fenomeno sociale» che non grava sullo Stato, «anzi contribuisce alle casse pubbliche», grazie alle tante tasse che si pagano («l'Irap all'estero non esiste»). Ma ha ammesso che il problema principale resta il mancato equilibrio tra costi e ricavi. «I club spendono più di quello che incassano. Se non ci fosse stato il decreto spalma-ammortamenti i costi sarebbero stati di poco inferiori al doppio dei ricavi. Dobbiamo riequilibrare i conti. L'unica soluzione è l'autocontrollo: non possiamo mettere limiti a una spa». Ma Galliani, rispondendo alle domande della commissione, ha insistito anche sui problemi della mutualità e sui diritti televisivi, specialmente dopo le polemiche nate per la firma del nuovo accordo con Sky di Inter, Juve e Milan, cui andrebbero gran parte del budget dell'emittente. «Abbiamo la mutualità più alta d'Europa» ha detto Galliani ricordando che la serie A cede alla B circa 200 miliardi di lire, oltre ad altre voci previste quando si gioca fuori casa. «La forbice tra grandi e piccole in realtà non è da uno a dieci ma uno a cinque. Ma non è vero che sono stati Inter, Juve e Milan a cercare Sky. Noi abbiamo solo accelerato i tempi per esigenze di cassa». Ma ha anche ricordato che le grandi squadre assorbono l'80% delle perdite della serie A. Meglio il modello inglese (con la vendita collettiva dei diritti tv) oppure quello spagnolo? «Basta sceglierne uno, a noi quello inglese andrebbe bene, ma non andrebbe bene alla serie B». E dal prossimo torneo lo «spezzatino» televisivo sarà ancora maggiore. «Abbiamo cercato di vendere meglio la B ma questo campionato è un dramma. I suoi costi così come sono non hanno nessun senso. La serie cadetta dovrebbe servire per valorizzare i giovani, invece è piena di giocatori vecchi». Sui controlli alle società Galliani ha ricordato che la Covisoc «deve solo accertare se un club ha le risorse per finire il campionato». «Il calcio fa comportare in modo diverso da come ci si comporta in un'azienda. C'è uno stress molto diverso. All'estero accade lo stesso: le cose vanno male anche in Spagna e in Inghilterra ma lì i club sono più aiutati». E la questione della privatizzazione degli stadi è al primo posto nella personale scaletta di Galliani: «Se dovessi dire una cosa da chiedere chiederei questa. Il primo problema della scarsa competitività delle squadre italiane è lo stadio». L'altra idea forte di Galliani è dare una sterzata decisa al sistema delle retrocessioni, che peraltro già dal prossimo campionato si ridurranno da quattro a tre. «È il nostro modo di ridurre i costi. Il calcio è così indebitato anche perché ci sono troppe retrocessioni. Il salary cap come il basket professionistico Usa? Certamente è una buona cosa ma è difficile: nella Nba non ci sono retrocessioni».

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