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Se arrivano i play out sarà una mia vittoria

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Le scommesse non sono l'unico malessere di uno sport che sembra incapace di difendere la propria credibilità ma forse costituiscono l'unica porta di accesso per la giustizia ordinaria, soprattutto da quando è stata fatta una legge che punisce come reato la frode sportiva. Nel 1980, dopo la spettacolare ma imbarazzante irruzione della polizia negli stadi ed il fermo di alcuni calciatori, non ci furono condanne penali ma fu la giustizia sportiva ad intervenire con provvedimenti rapidamente digeriti o dimenticati, comunque insufficienti. Uno dei più grandi scandali legati alle scommesse nella storia dello sport risale al 1919 quando il racket americano truccò le World Series, che sono la fase finale del campionato di baseball, corrompendo otto giocatori delle White Sox (Calze Bianche) di Chicago che favorirono la vittoria dei Cincinnati Reds. Gli otto colpevoli furono assolti dal tribunale ordinario ma nessuno di loro ha mai più giocato una sola partita nel baseball organizzato. Voglio dire che anche in mancanza di una legge lo sport ha le armi per difendersi. Invece in Italia Paolo Rossi, l'esempio più illustre tra i calciatori coinvolti negli episodi di 25 anni fa, ha scontato una squalifica ma è tornato a giocare e ci ha fatto anche vincere il Mondiale del 1982. Nella storia più recente del nostro campionato ci sono stati episodi abbastanza clamorosi ed evidenti, non tutti necessariamente legati al mondo delle scommesse ma ugualmente insopportabili per uno sport che vuole difendere la propria onorabilità. Ricorderete il povero brasiliano Tuta che, ignaro di ogni accordo, segnò un gol in un Venezia-Bari che non era previsto dal copione. Le immagini TV hanno chiarito, senza ombra di dubbio, quale fosse il tono di una conversazione avvenuta sul campo tra Delli Carri e Galante, in un Torino-Bologna che doveva terminare in pareggio. Ancora più grave (e qui le scommesse c'entravano di certo) quanto accaduto in un Atalanta-Pistoiese di Coppa Italia, una partita sulla quale furono giocati 273 milioni. Tutto questo è stato archiviato senza che ci sia scappata una sola giornata di squalifica e l'impressione è che sia mancata una vera volontà politica di andare a fondo, in altre parole che ci fosse l'interesse a proteggere la credibilità dei risultati. Scommesse a parte, è fin troppo evidente che la regolarità dei vari campionati è minacciata anche dalla formula che nelle fasi finali mette spesso di fronte squadre con forti interessi di classifica ad avversarie che ormai non hanno più nulla da chiedere. Nel mondo del nostro calcio è diffusa la mentalità che non ci sia nulla di male ad essere generosi con chi si batte per la salvezza, dimenticando che quasi sempre ci sono, a parte la propria coscienza, gli interessi dei terzi. Ci si sorprende quindi quando l'Ancona, ormai condannato, batte l'Empoli, che rischia la retrocessione, ma si nascondono sotto l'alibi della ìmancanza di motivazioni" le sconfitte della Roma con il Perugia e del Milan con la Reggina. L'ultima giornata del campionato scorso è stata una delle pagine più vergognose nella storia del nostro calcio ma nessuno si è scandalizzato. Come ho detto e scritto molte volte ci sono stati meno incontri truccati in tutta la storia della boxe che in una stagione dei vari campionati italiani di calcio, con o senza scommesse, con o senza passaggio di denaro. Perché sorprendersi se è sempre stato così? Leggo infine che Franco Carraro si è dichiarato favorevole ai playoff ed ai playout. E' presunzione ricordare che li invoco, senza successo, da circa 30 anni ?

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