Il presidente giallorosso accusa il milanista: «Usi due pesi e due misure. Ma che sei laziale?»
Toccata e fuga. E lo fa in occasione del Consiglio di Lega di ieri mattina. Nel mirino, il presidente della Lega nonchè vice presidente del Milan, Adriano Galliani. Stavolta lo screzio è nato dal trattamento che è stato riservato alla Roma, costretta a giocare le ultime tre giornate di campionato lontano dall'Olimpico, sul neutro di Palermo. Il presidente della Roma ha preso a bacchettare Galliani rivolgendosi prima all'amministratore delegato della Juventus Antonio Giraudo, dicendo che «Galliani gestisce la Lega a modo suo. Ci ha mandati a giocare a Palermo per due cavolate, mentre in Juventus-Lazio è accaduto di tutto e non è stato preso alcun provvedimento». Sensi si è poi diretto verso Galliani dicendogli «ti debbo parlare». Il numero uno della Roma, riferendosi evidentemente non solo alla squalifica dell'Olimpico ma anche al rinnovo contrattuale con Sky, avrebbe detto a Galliani: «State facendo una partita strana». Stizzito, il presidente della Lega ha ribattuto dicendo «io non sto con nessuno», e ha voltato le spalle a Sensi che ha lasciato l'Olimpico mandando al diavolo Galliani definendolo «laziale». Galliani, a fine lavori, ha precisato che «non c'è stato alcun alterco con Sensi. Mi ha detto che uso due pesi e due misure, anche se passare da laziale era l'ultimo cosa che mi aspettavo di sentir dire sul mio conto». Ok al lodo Petrucci Buone notizie invece sono arrivate dal Consiglio di Lega che ha dato il via libera al lodo Petrucci, oltre alla conferma del blocco degli extracomunitari anche per la prossima stagione. Meno di due ore di lavori per mettere tutti d'accordo e dare l'ok alla modifica della norma che disciplina la materia del titolo sportivo (di cui riferiamo dettagliatamente nella'rticolo accanto), e la conferma a non aprire ulteriormente le frontiere per i calciatori. In merito alla possibilità che alcuni club non riescano ad avere i requisiti per iscriversi ai campionati, il presidente della Federcalcio Franco Carraro non più di un mese fa aveva detto che il 60% dei club sarebbe rimasto fuori. «È chiaro - ha spiegato Carraro - che le norme che abbiamo varato sono quelle e i bilanci da allora non sono cambiati. Questo significa che se le varie società non procederanno ad un aumento di capitale, investendo denaro fresco, avranno delle difficoltà ad entrare. Ma stanno lavorando e quindi ogni discorso al momento è prematuro. Sapremo a luglio se saranno riuscite a mettersi in regola». La crisi del pallone Commentando i risultati dell'indagine commissionata dalla federcalcio alla Deloitte, il presidente Carraro ha tenuto a ribadire che «pur avendo commesso degli errori, gli amministratori delle società lo hanno fatto amministrando soldi propri e degli azionisti, senza dimenticare che ogni anno, per pareggiare i bilanci, hanno tirato fuori qualcosa come 500 milioni di euro». Carraro continua a ruota libera a difesa del pallone. «Non accetto il paragone con l'Alitalia, con loro non abbiamo nulla in comune. Noi allo Stato portiamo e questo sia ben chiaro. Perché noi allo Stato non chiediamo finanziamenti». Il calcio è una delle aziende più produttive del panorama italiano. Lo studio della Deloitte evidenzia inoltre che il giro d'affari complessivo del calcio rappresenta il 70% del totale di business di calcio, musica cinema e teatro. E - osserva Galliani - «cinema, teatro e musica ricevono finanziamenti a fondo perduto. Da notare - continua il presidente della Lega, che il 72% delle perdite del settore, riguarda le prime sei della classifica, che avranno entrate maggiori, ma anche uscite consistenti». Diritti Tv «In tutta Europa - spiega Galliani - c'è un solo operatore privato che non potrà mai privarsi del calcio anche se non fa regali a nessuno. Basti pensare che Juventus, Milan e Inter, hanno rinnovato il contratto con Sky, ma a cifre leggermente inferiori o in linea rispetto a quelle dello scorso anno».