di MARCO GRASSI AD ALBA si attendeva una volata, e volata è stata.
Non ha più voglia di rischiare come un tempo, Cipollini, e allora gli capita di tirare i freni, quando la situazione si fa incandescente (e il circuito di ieri, pieno di curve, non era il massimo del relax). A 38 anni suonati, non possiamo che capirlo. Raccoglie un 14esimo posto, per il momento, ma da buon diesel qual è carburerà alla distanza e sicuramente la seconda settimana di gara lo vedrà protagonista. Per lo spettacolo, ora come ora, basta e avanza Petacchi. Il ligure ha spazzato via in un colpo solo dubbi e avversari. Ha ripreso confidenza con l'aura di imbattibile che gli era sfuggita alla Sanremo. Ha vinto grazie alla sua grande potenza, naturalmente, ma anche grazie ad una lucidità fuori del comune: ai 200 metri l'improvvido McEwen aveva tentato di anticipare lo sprint, sbucando (con un movimento non del tutto limpido) tra Aug e Velo, ovvero i due addetti al lancio di Cipollini e Petacchi, e le transenne. L'australiano ha preso un rischio che forse non valeva la candela, soprattutto se consideriamo che poteva in terra poteva finirci non da solo ma insieme a un bel gruppetto di colleghi. Quando McEwen è scattato, Petacchi era alla ruota di Aug, ma non ha perso tempo e ha scartato immediatamente di lato per lanciarsi all'inseguimento dell'australiano. La sua azione è stata coronata dal successo ai 50 metri, quando, superato McEwen (che, afflosciandosi, veniva passato anche da Pollack e D'Amore), ha potuto dedicarsi a organizzare la sua esultanza. Ha optato per un gesto di orgoglio: ha indicato platealmente se stesso, come a dire «eccomi, sono ancora io». Ha dedicato il successo alla sua fidanzata e a due amici: uno, Denis Zanette, non c'è più; l'altro, il «Baciccia», è in ospedale. Il tedesco Olaf Pollack, invece, è secondo esattamente come nel prologo. Ma non ne fa certo una tragedia, visto che l'abbuono di 12" preso al traguardo di Alba gli permette di scalzare McGee dalla vetta della classifica e di indossare la maglia rosa. Il che, a 30 anni suonati e dopo una carriera spesa massimamente in corse secondarie, è una gran bella soddisfazione. Come soddisfatto della sua corsa sarà Marlon Perez Arango, colombiano d'assalto, autore della prima fuga del Giro: partito dopo una salitella intorno al km 80, è rimasto all'attacco per 58 km (vantaggio massimo 3'30"), prima di essere ripreso ai 7 dall'arrivo. Oggi, seconda tappa, tornano in ballo le questioni di classifica: due salite, una più lunga ma più facile al km 111, una più insidiosa a soli 20 km dal traguardo, rendono la Novi Ligure-Pontremoli (184 km totali) abbastanza imprevedibile: un buon antipasto per l'arrivo in salita di domani.