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Shevchenko: «Vorrei Totti con me al Milan»

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È un sogno per un giocatore vincere un campionato così. Peccato non avere avuto in tribuna i miei genitori, che sono dovuti restare in Ucraina: avrei voluto condividere con loro la gioia di un momento tanto bello». Shevchenko, ormai giocatore simbolo del Milan, finirà la sua carriera in rossonero? «Mi piacerebbe tantissimo, è un sogno per ogni giocatore essere la bandiera di una grande squadra: quello che sono riusciti a realizzare Paolo, Billy, Baresi. Purtroppo non sono qui dall'inizio della carriera, però per quel poco che ho fatto già mi sento un pò come loro. Sicuramente mi piacerebbe finire la mia carriera al Milan». Non tanto «poco» per il Milan: solo un gol meno dei 90 di Van Basten. «Non faccio tanto caso a queste cose - ha osservato Sheva - però, il confronto con Van Basten è molto difficile da sostenere: lui è stato un grandissimo personaggio. Io mi preoccupo innanzi tutto di essere positivo, un giocatore del Milan deve essere un esempio per tutti». Quale degli allenatori avuti da Shevchenko al Milan assomiglia di più al suo maestro, il grande Valery Lobanovski? «Credo che tanti gli somiglino per molti aspetti, ma non ce n'è uno che li comprenda tutti. Ognuno ha la sua personalità, il suo modo di vedere il gioco. Più di tutti, direi Cesare Maldini». Intanto Rui Costa pensa agli Europei: «I miei favoriti - dice il portoghese - sono Italia e Francia, il Portogallo padrone di casa lo considero un outsider. In ogni caso mi piacerebbe una finale tra Italia e noi. Anche se Manuel chiarisce di non avere proprio nessuna rivincita da prendersi dopo un finale di campionato nel Milan intristita da troppe panchine. «In due anni ho vinto una Champions League e un campionato. Ho passato momenti belli e meno belli: domenica è stato un momento felice, non ho contribuito quanto avrei voluto allo scudetto numero 17. Ma sono comunque felice per me e per il gruppo, che è un gruppo vincente. Vincente per merito di Rui Costa e per altri come lui che si sono fatti trovare pronti senza mai polemizzare. Quando non giochi non sei felice, quando lo dico non è una polemica ma una realtà. Ma questo non mi ha tolto la voglia di continuare a lavorare, so che quando non giochi devi essere ancora più forte mentalmente e farti trovare pronto». E se arrivasse Totti? »Non è giusto - afferma il portoghese - non è giusto per Kakà, che ha 22 anni, che si parli in questo momento di un giocatore al suo posto. Anche se uno come Totti lo vorrebbero tutti. In ogni caso io, se la società è daccordo, vorrei restare qui».

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