Nel suo futuro c'è la Nazionale ma ora tifa per l'attuale ct: «Spero vinca a Lisbona»
Marcello Lippi entra in sala stampa ben oltre l'ora fissata per la sua conferenza stampa, ben oltre le 5 del pomeriggio caldo del Sisport. Una conferenza chiesta da lui, rivelatrice, dopo i sottintesi di quest'ultimo mese. «Vi stupirò - aveva detto tempo fa - presto saprete il mio futuro». Il futuro è oggi. E Lippi chiede scusa per due ritardi, quello dell'ora e del giorno. Il suo addio si era consumato nei fatti e nelle parole la sera del 4 aprile, 25 giorni fa. Una specie di ultima cena con i suoi apostoli: il gruppo storico della sua Juve galattica. «Ho parlato con i 10 vecchi di questa squadra, li ho invitati a casa mia dopo la partita con l'Inter, ho spiegato a loro per primi le mie decisioni e le mie riflessioni Era giusto così. Sono qui da 10 anni praticamente. Abbiamo avuto gioie immense. Ora il mio ciclo è finito, ma non è finito quello della Juventus. Questa squadra potrà vincere ancora. Ho chiesto ai ragazzi l'ultimo trofeo: possiamo vincere questa Coppa Italia». Lippi giura fedeltà, racconta di un amore eterno con la Juve. «Io stacco, non andrò da nessun'altra squadra. Ho rifiutato qualsiasi contatto. Mi hanno telefonato tante società ma ho declinato. Ritenevo che fosse giunto il momento che io mi facessi da parte. Non ho chiesto una lira. Ho un altro anno di contratto ma non ho chiesto mai una lira. Ho avuto giocatori fantastici che hanno dato tutto e sono convinto che potranno dare ancora qualcosa con un altro allenatore. Sono 10 anni che sono qui, ho vinto tanto, ho trovato un ambiente fantastico, ringrazio tutti. La società voleva convincermi a rimanere, me lo ha chiesto fino all'ultimo ma io ho detto di no. Mi hanno proposto anche il ruolo di responsabile tecnico, ma era il momento che una delle storie più belle finisse. E continuerò a tifare per la Juve anche l'anno prossimo». In testa, l'idea ce l'ha già, non c'è bisogno del confessionale: fare il ct della Nazionale. «La Nazionale è un sogno, ma io non voglio essere l'incubo di nessuno. Non mi sento l'ombra di Trapattoni, non mi sento l'ombra di nessuno. Farò il tifo per la Nazionale agli Europei. Farò il tifo per l'Italia e perchè Trapattoni faccia bene a lungo su quella panchina». Poi Lippi saluta col sorriso. È il 29 aprile 2004: la fine di una lunga storia d'amore. Ora il futuro della Juve avrà un altro volto e un altro nome. La caccia alla panchina era già aperta da un pò. Da oggi quel posto è ufficialmente libero. In lizza Prandelli, Del Neri e soprattutto Deschamps.