di TIZIANO CARMELLINI QUEL colpo di testa al 23' della ripresa, proprio sotto la curva ...
La firma, inossidabile, era quella del bomber giallorosso per antonomasia: Roberto Pruzzo, anche se quel recupero sulla Juve in fuga, culminò con l'orribile Roma-Lecce. Ora, diciotto anni dopo, la Roma ci riprova. Prova a vincere su un campo divenuto ormai proibitivo e adire ancora la sua su uno scudetto già dato per assegnato. L'uomo chiave all'ora fu Roberto Pruzzo il bomber giallorosso più prolifico della storia della Roma. Oggi, anzi domenica, sarà Francesco Totti a provarci. È lui l'uomo del nuovo secolo, calciatore a 360° in grado di giocare in ogni zona del campo e arrivato, nonostante ciò, a quota 98: solo otto dietro al record dell'illustre collega. Gli ultimi ricordi positivi che arrivano da San Siro, sono comunque inevitabilmente legati ancora a lui: Roberto Pruzzo. «È ora che la storia si ripeta», tuona il bomber giallorosso ormai a riposo. «Certo, la Roma può vincere lo scudetto, l'importante è crederci. Perché se esci da San Siro con i tre punti in tasca, poi cambierebbe tutto. Basta anche guardare il calendario della Reggina: arriverà alla partita con il Milan che dovrà solo vincere». Insomma Pruzzo non ha dubbi, per lui il destino della Roma è indissolubilmente legato al successo nella scala del calcio domenica pomeriggio. E non ha dubbi su quali saranno gli uomini chiave del match. «I nomi sono i soliti, Totti prima di tutti. Ma credo che sarà decisivo l'apporto di Mancini. Tatticamente può essere lui l'uomo della svolta. Un pronostico? No, solo la speranza che vinca la mia Roma». Cade dalle nuvole, o altrimenti simula bene, quando gli ricordiamo che l'ultimo successo a San Siro porta proprio la sua firma. «Io non mi ricordavo nemmeno d'essere stato l'ultimo a segnare a San Siro per la Roma. Comunque meglio, mi sembra tutto così benagurante...». Proprio a lui domandiamo quale sia la formula giusta per sfatare il tabù San Siro. «Non lo so davvero — dice ridendo — e mi dispiace non poter dare formule magiche. So solo che bisogna essere forti e questa Roma lo è. Forse si tratta di tradizioni, di tradizioni e niente più. Non è poco, certo. Quando vai a giocare in simili campi, come anche quello di Torino contro la Juventus, incontri squadre forti e tu devi solo essere più forte. Devi essere più attento, più concentarto, anche più furbo dell'avversario». E, a proposito di rimonte, Pruzzo ricorda poi quell'annata conclusasi col disatro all'Olimpico contro il Lecce. «Non ci sono similitudini fra quella nostra rimonta e questa possibile della Roma. Mi ricordo che in quell'anno rincorremmo sempre la Juve, mentre adesso la situazione era diversa e solo a un certo punto si è capovolta: era la Roma prima ad essere in fuga». E magari la formula giusta potrebbe essere proprio questa...