di ANDREA RICCARDI UDINE — Se ne parla domenica prossima.
E fare festa il giorno dopo la festa del lavoro. Proprio davanti alla Roma che - onore e merito - non ha ancora smesso di lavorare per questo «utopicO» scudetto. Se lo giocheranno faccia a faccia. E forse inconsciamente il Milan preferisce proprio così: mettere la 17esima bandierina sopra la testa del nemico. Il Milan è adesso a +6: l'Italia domenica prossima si fermerà a San Siro. Questo 0-0 di Udine non è mai stato in discussione. Partita nata così e morta così. La paura di perdere di entrambe, il fardello della responsabilità. Anche prendersi la certezza che lo scudetto può essere tranquillamente diluito, da parte del Milan. Brutto definire mediocre una gara che vale un bel passo verso la gloria milanista. Eppure nessun eufemismo sarebbe plausibile. Tiri in porta un paio. Gioco spezzato, tutto imbottigliato. Sarà anche stato il sole del Friuli. Le squadre finiscono in ginocchio. E non che avessero iniziato con grande sprint. Festa speciale per Maldini: 532 partite col Milan in serie A: superato Baresi, il nuovo «capitano» del Milan è lui. Al 3' palla buona per Shevchenko, salva Pizarro davanti a De Sanctis. Al 10' punizione di Pirlo dai 25 metri, fuori. Al 24' penetrazione centrale di Kakà, De Sanctis non casca e riesce a non farsi dribblare. È la prima vera palla gol. Al 33' primo spunto dell'Udinese: tiro di Alberto, para Dida. È una brutta partita, bloccata. Il Milan sente il peso dello scudetto, l'Udinese il timore reverenziale. Primo tempo tutto qui: 0-0. Nessun cambio al rientro. Al 13' una bella progressione di Kakà, cominciata con una piroetta splendida di tacco tra due uomini a centrocampo ma conclusa malamente con un tiraccio di punta dal limite. Solo rari barlumi di calcio in un'ora di partita grigio scura. Il Milan prova a premere, ma è tutto un palleggio che per quanto intenso appare lento e scolastico. Serve l'invenzione di qualcuno, la lampadina. Ma non si accende nulla. Primi cambi: nell'Udinese entra Rossitto per Muntari, nel Milan Tomasson per Seedorf. Il Milan, nell'intenzione almeno, vuole vincere, non si coccola il pareggio. E ci prova con la «seconda punta». Al 28' break dell'Udinese: Jorgensen tenta lo spunto personale, tiro debole, para Dida. Manca un quarto d'ora. A 10' dalla fine entra Rui Costa per Kakà. Ma non succede niente. Si finisce come si era partiti: 0-0 impresso a fuoco. Il Milan domenica ha la doppia possibilità: vincere lo scudetto e viNcerlo davanti al nemico. Milan-Roma, 2 maggio 2004: l'Italia si ferma a San Siro.