MENTRE Baldini fatica a tenere uniti i pezzi di una squadra che rischia rapidamente di sfaldarsi, la ...
Ieri l'assemblea degli azionisti riunitasi a Trigoria, ha varato l'atteso aumento di capitale che verrà poi tecnicamente messo in pratica entro maggio dal prossimo Cda (tecnico) e completato entro il 31 luglio. Si tratta di un aumento di capitale fino a un massimo di 150 milioni di euro di cui solo 44,3 saranno versati dal presidente Sensi tramite la conversione di un credito definito infragruppo. È in pratica la messa in opera del piano di risanamento complessivo del gruppo Sensi e quindi anche della squadra giallorossa, concordato il 31 marzo scorso con Capitalia e che sarà gestito direttamente dalla famiglia dell'imprenditore marchigiano. L'accordo tra Sensi e l'istituto di credito che fin qui ha garantito e in parte «anticipato» per lui, prevede un'opzione reciproca. A Capitalia che ha fatto da garante all'intera operazione di risanamento, andrà un ulteriore 2% del capitale di Compagnia Italpetroli (la holding che controlla l'intero gruppo Sensi, ndr), mentre a Sensi verrà data la possibilità di riacquisire il 49% dato all'istituto di credito al termine del processo di dismissione degli asset che sono a garanzia dell'intero piano. Una sorta di «pegno» che Sensi può riscattare a fine operazione: ovvio che Capitalia, come garanzia, ha questo 2% che, aggiunto al famoso 49%, la porterebbe a detenere la maggioranza del gruppo. Si tratta di opzioni reciproche che le due parti potranno esercitare qualora il piano non dovesse procedere come da programmi in un senso o nell'altro. Il totale della dismissione, tra immobili e asset di altro tipo, ammonta a una cifra «ipotetica» di 320 milioni: pari a quattro volte l'ammontare del debito. Le prossime tappe per far partire l'aumento di capitale sono il versamento, da parte della Roma entro maggio di 74 milioni cash: insomma, il più volte richiesto ingresso di «liquidi» necessario per questo tipo di operazioni. Soldi che verranno in gran parte dal rimborso di un credito infragruppo di 53,9 milioni di euro vantato dalla società giallorossa nei confronti della controllante Roma 2000. Sensi si è impegnato a versare personalmente (essendo poi lui stesso il riferimento della controllante) 44,3 milioni: il resto sarà sottoposto al mercato. Questo sforzo economico non indifferente, servirà anche a mantenere il livello tecnico attuale della squadra allenata da Capello, anche se lo sbilanciamento finanziario di fine esercizio (circa 15 milioni) sarà coperto dal saldo positivo dalla prossima campagna trasferimenti. Questo vuol dire che la Roma dovrà vendere giocatori per quell'importo. Samuel? Già, molto probabilmente proprio lui che con un colpo solo permetterebbe alla società di rientrare dello sbilancio e spendere ancora. Al termine dell'assemblea di ieri l'amministratore delegato della As Roma, Rosella Sensi, ha smentito l'ipotesi di vendita della società. «Con il comunicato di oggi — ha detto la figlia del patron Franco Sensi — abbiamo ribadito che non ci sono trattative, c'è un impegno del gruppo e non vedo nessun dubbio o incertezza all'orizzonte». Questo senza tener conto del «possibile effetto positivo derivante dall'ipotesi di rateizzare gli stipendi dei calciatori relativi ai mesi di febbraio, marzo ed aprile». Insomma, la Roma potrebbe anche rimanere ai Sensi: almeno per ora, magari aspettando l'arrivo dei russi dal cielo. Da segnalare che nessuno per ora ha smentito l'incontro in programma domani nella capitale. Anche per quello bisognerà aspettare. Ieri il titolo giallorosso ha perso il 4,34% e fissano il prezzo di riferimento a 1,542 euro. Tiz. Car.