Rossi show È buona la prima
Dopo due giornate trascorse ad inseguire il cronometro e la pole, il pesarese ha braccato impietosamente e fatto un sol boccone anche della prima vittoria stagionale, la prima dell'avventura con la Yamaha. Così ha mandato in delirio un box stracolmo di giapponesi così ubriachi di emozioni e di gioia da sembrare un tutt'uno col colorito clan di Tavullia in una serata in cui s'è perso il conto dei bicchieri. E ubriaco fradicio di gioia è arrivato anche lui nel paddock, per godersi una meritata doccia di abbracci e applausi, dopo essersi fermato a bordo pista per baciare la sua nuova moto e godersi con lei un attimo d'intimità prima di naufragare nel delirio dei festeggiamenti. Ha continuato a definirsi sorpreso Valentino per poi dichiarare a cuore aperto di aver disputato a Welkom la miglior gara della sua carriera a conclusione di un duello serrato con un Max Biaggi che lo stesso Rossi non ha esitato, dimenticando la rivalità e l'atavica antipatia, a definire un grande e degno rivale. Del resto un GP come quello del Sud Africa ha rispolverato duelli degni dei migliori confronti tra Agostini e Hailwood, Roberts e Spencer, Lawson e Rainey, tanto per citarne qualcuno dei più roventi. Da anni non si vedeva una corsa della classe regina così combattuta e carica di adrenalina. Max e Valentino hanno dimostrato di essere una spanna sopra tutti, affibbiando al terzo classificato, lo spagnolo Sete Gibernau, un distacco di oltre sette secondi. Tra loro, poi, sono state scintille, sportellate, frenate che hanno lasciato tracce nere in terra e tolto il respiro. Degli ultimi sei giri, ne hanno guidati tre a testa, Valentino gli ultimi. Quelli decisivi a guadagnare quei due decimi scarsi con cui il pesarese ha tagliato vittoriosamente il traguardo per la sessantesima volta in carriera, per la prima volta con una Yamaha cui voleva togliere il soprannome di moto perdente. Per Valentino continua la serie positiva: da 23 gare non scende dal podio, superando il precedente record di Giacomo Agostini che ne aveva centrati 22 consecutivi, nelle stagioni tra il '67 e il '69, nella classe regina. Per la Yamaha è stato un trionfo sensazionale, per la Honda uno smacco difficile da dimenticare. I piloti del team interno Hrc, Barros e Hayden, hanno concluso quarto e quinto, degli altri s'è dimostrato grande il solo Biaggi. Poco per un colosso che aveva minacciato Rossi per voce del suo manager Kanazawa. Tokio dovrà correre ai ripari, qualcuno forse verrà spedito alle catene di montaggio per aver lasciato andar via quel Valentino che veniva amato e odiato al tempo stesso perchè con le sue vittorie rischiava di offuscare un marchio che voleva prendersi tutti i meriti, o quasi, di quelle vittorie a raffica. Quel Rossi che, cambiata casacca, ripropone fin dall'esordio la stessa musica con un violino ancora tutto da accordare. Una soluzione dovranno trovarla, e presto, anche le moto italiane. Un grande Loris Capirossi da solo non è bastato per andar oltre la sesta piazza in sella ad una Ducati veloce quanto instabile, come dimostra il quattordicesimo posto del suo compagno di squadra Troy Bayliss. Quindicesima la migliore Aprilia, quella del debuttante britannico Shane Byrne, quindicesimo.