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di LUIGI SALOMONE IMBARAZZANTE.

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La Lazio gioca malissimo per sessanta minuti contro l'Ancona, l'ultima in classifica, rischia la clamorosa sconfitta, poi si rialza nell'ultimo quarto d'ora e batte l'orgoglioso avversario per 4-2. Ma così non va e, a tre giorni dal derby e sette dalla decisiva sfida per il quarto posto domenica prossima a San Siro, c'è poco da stare allegri. Anche perché Cesar si era stirato nell'allenamento di rifinitura e quindi non giocherà contro Roma e Inter e ieri nel secondo tempo si è bloccato Stam e difficilmente recupererà per le prossime partite. Mancini, quindi, incassa e porta a casa i tre punti ma anche i tanti problemi fisici della squadra biancoceleste, attesa al passaggio fondamentale della sua stagione. E a questo va sommata l'ormai cronica astinenza degli attaccanti anche ieri a secco (hanno segnato tre gol i difensori e uno i centrocampisti). La lotta per entrare nella Champions League dalla porta di servizio è apertissima ma certo la Lazio di ieri non ha lanciato messaggi rassicuranti ai suoi tifosi. Il libro degli orrori C'è poco da salvare nella Lazio. Già al 10' del primo tempo Dabo si è distinto per un appoggio sbagliato e l'Ancona è andato in porta con Bucchi: 0-1, fischi del pubblico per l'errore di posizione di tutta la difesa laziale e per quello ancora più grave del francese. La banda Mancini che aveva lasciato colpevolmente in panchina troppi titolari (Giannichedda, Fiore e Corradi su tutti), ha saputo riequilibrare la gara dopo un solo minuto grazie ad uno stacco di testa di Couto con la partecipazione, fallosa, di Simone Inzaghi. Il resto è stato da sbadigli con la manovra laziale lenta e compassata. Liverani, Albertini e Dabo hanno camminato per il campo senza accendersi mai, gli attaccanti hanno latitato alla ricerca di spazi che non c'erano. Da segnalare solo il rigore conquistato e poi sbagliato da Simone Inzaghi, capace di strappare la trasformazione ad Albertini, tiratore designato dalla panchina. Un eccesso di sicurezza del numero ventuno biancoceleste che ha pesato come un macigno sulla prestazione della Lazio. Ancona in vantaggio Quando poi Andersson ha fatto secco Peruzzi al 18' del secondo tempo dopo che nemmeno gli innesti di Corradi e Fiore avevano svegliato la Lazio, l'Olimpico ha pensato di stare su «Scherzi a parte». Ganz aveva le movenze di Garrincha, Bucchi saltava come un grillo, l'esordiente De Falco sembrava un giocatore temprato a tutte le battaglie. La Lazio era sparita, fischiata, sotterrata dai propri limiti di concentrazione. Finale pirotecnico A quel punto la squadra si è svegliata, Fiore ha dato la scossa con un tap-in decisivo in mischia che ha consentito alla Lazio di pareggiare la partita quando mancava un quarto d'ora dalla fine. Poi l'assalto sconclusionato di una squadra spenta e senza idee. Il cuore laziale era comunque più che sufficiente per mettere al tappeto l'Ancona di Galeone. Ancora Couto ha sfruttato un errore della difesa ospite e ha realizzato la sua prima doppietta in Italia e al 35' ha restituito il sorriso ai tifosi biancocelesti: 3-2 e gara agli archivi. Anche perché, pochi minuti dopo, Zauri ha confezionato il miglior gesto tecnico di una gara modesta. Ha recuperato un pallone, ha messo a sedere un difensore e ha piazzato il suo destro sul palo più lontano chiudendo la gara. Alla fine tiepidi applausi per la Lazio che centrato una vittoria preziosa ma che ha pagato troppo il primo calco stagionale. Preoccupa la condizione fisica poco brillante di molti degli uomini chiave del centrocampo di Mancini. E nel derby mancheranno Cesar e Stam infortunati dell'ultima ora. Ci sarà bisogno di tanto cuore per sovvertire il pronostico: contro l'Ancona è bastato, mercoledì ci vorrà un'altra Lazio.

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