Doveva essere l'apoteosi del campione Museeuw che fra una settimana lascia il professionismo o la rivincita di Bettini dopo la delusione sanremese Ma la delusione della classica è stato Van Petegem
Non che il vincitore sia un outsider assoluto: ha in carnet un secondo posto alla Roubaix 2002 e un terzo alla Gand 2001, e quindi è da considerarsi a buon diritto un corridore da classiche fiamminghe. Ma erano altri i nomi che scaldavano i cuori alla vigilia. Per un Museeuw che inseguiva, a una settimana dal suo ritiro dal professionismo, il suo quarto Fiandre (sarebbe stato record assoluto), c'era un Bettini che scalpitava per rifarsi dalla delusione sanremese; e un Van Petegem che, primo l'anno scorso, era forse il più temuto di tutti. L'effetto di tanto rispetto tra avversari è stato una condotta di gara sparagnina dei big. Allo scoperto c'era, sin dal km 14, una fuga di 26 uomini, tra i quali spiccavano Zanini, Commesso e il giovane Hoste. Le squadre dei favoriti tardavano a chiudere il buco, cosicché si arrivava a ridosso delle salite decisive con una situazione troppo fluida per permettere a tutti di avere la giusta lucidità. A un passo dal Grammont (15 km dalla fine) la fuga era finalmente ripresa: non da tutti, però, perché i primi a riportarsi sugli ultimi sopravvissuti tra gli attaccanti erano Hincapie, Ivanov, Van Bon, Boogerd e Vandenbroucke. Tutti gli altri iniziavano il Grammont con 100 metri da recuperare. Una distanza irrisoria, ma decisiva alla prova dei fatti, visto che su una salita così dura e breve dover chiudere un buco significa sprecare troppe energie per poi riportarsi in testa e ripartire all'attacco. Chiedere a Bettini per conferma. Fatto sta che sul Grammont era Wesemann a mettersi davanti a tutti e a dettare il ritmo, dopo una precedente trenata del suo compagno Ivanov. Gli unici a reggere alla progressione del tedesco erano Bruylandts, nome in forte ascesa del ciclismo belga, e l'altro fiammingo Hoste. Proprio lui, all'avanguardia da 230 km e ancora capace di reinventarsi protagonista al momento decisivo. I tre se ne andavano con un vantaggio di circa 15". Hoste, stremato, non tirava, anche perché dietro c'era il suo compagno Van Bon che cercava di rinvenire insieme a Klier (compagno di Wesemann), Flecha e Dekker. Il Bosberg, ultima salita di giornata, cristallizzava la situazione: era ormai chiaro che i tre non sarebbero stati ripresi, mentre il secondo gruppetto perdeva Flecha e il grosso degli inseguitori era del tutto fuori dai giochi. All'ultimo km provava lo scatto Bruylandts, lento in volata. Il connazionale Hoste lo riprendeva, Wesemann ringraziava sentitamente e vinceva agevolmente la volata. In Coppa è sempre primo Freire, prossimo appuntamento domenica prossima con la Parigi-Roubaix.