Vertice-lampo in Prefettura Il derby-bis è «sospeso»
Il prefetto di Roma Achille Serra esce da palazzo Valentini in compagnia del Questore Nicola Cavaliere e del capo della Digos Franco Gabrielli, ciascuno diretto verso l'auto di servizio, il motore già acceso, la portiera aperta. Le bocche sono cucite a doppio filo, «non c'è nulla di sicuro, dovrò parlare ad alti livelli». L'unica frase, che dice e non dice, che racchiude in sè il futuro del derby Lazio-Roma, è tutta qui. E in quel «nulla di sicuro» si può leggere qualsiasi cosa: dal match a porte chiuse che qualcuno si limita a ipotizzare senza averne avuta informazione ufficiale, al semplice spostamento di data, o magari anche di stadio. Presto per dirlo, anche se la Lazio lunedì non metterà in vendita i biglietti della partita. Lo ha precisato il direttore generale della società, Giuseppe De Mita: «Restiamo in attesa — ha spiegato — della comunicazione ufficiale da parte dei responsabili dell'ordine pubblico». Quello che si è svolto ieri in Prefettura, convocato d'urgenza e in gran segretezza - salvo che l'informazione alla fine è trapelata - è stato un comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza di assoluto rilievo. Basta dire che, oltre ai vertici delle forze dell'ordine, appunto il questore Cavaliere e il Comandante provinciale dei carabinieri, il generale Umberto Pinotti, sono intervenuti personalmente sia il presidente della Provincia Gasbarra, sia il sindaco della Capitale Veltroni col capo di gabinetto Odevaine. In più un rappresentante del Coni, il dirigente responsabile degli impianti sportivi, Luigi Cinmaghi. A destare il sospetto di una decisione imminente, oltre al silenzio troppo rigoroso di tutti i presenti per quello che è stato definito un «semplice comitato consultivo», anche le parole successive del presidente della Lazio Ugo Longo, che a margine del Cda della società biancazzurra ha spiegato di essere «d'accordo con il Prefetto, il derby deve essere vissuto con grande entusiasmo e serenità». D'accordo su cosa? L'ipotesi che circola in ambienti laziali - padroni di casa dell'incontro - è quella di un congelamento della partita, prevista per il 14 aprile alle 17. Una sorta di sospensione che potrebbe preludere a uno spostamento che voci incontrollate vorrebbero di una sola settimana, magari al 21 aprile. Ma a porte chiuse o aperte? Il ministro degli Interni Giuseppe Pisanu non aveva nascosto il proprio disappunto per un finale della vicenda che aveva forse dimenticato i 153 feriti fra le forze dell'ordine. Per cui la risposta probabilmente sta in quelle conversazioni «ad alti livelli» che Achille Serra, già ieri sera, si apprestava a fare, sicuramente al Viminale, dopo aver confermato a mezza bocca a un'agenzia di stampa che «il 14 non si gioca». A quando la certezza? Evitando di invelenire il clima alla vigilia, forse subito dopo la partita Lazio-Siena di domenica.