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Rosse protagoniste nelle due sessioni di prove libere in Bahrain. Oggi si definisce la pole Barrichello mattatore, bene Schumi. Si avvicinano la Williams di Montoya, Bar e Jaguar

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Sarà una sfida molto eccitante: ci sono molte curve cieche. In televisione non rende l'idea, perché le telecamere sono più in alto del nostro punto di vista. Ma ci sono tanti su e giù. E poi ci sono frenate durissime». Piace a Schumacher questa nuova cattedrale della formula 1 nel deserto. Gli piace anche se avrebbe voluto qualche curva veloce in più, invece ce ne sono solo tre: la sequenza 6-7 e la 12. Ma è comunque pista che piace ai piloti, non a caso il progettista tedesco Tilke ricorda di aver consultato Schumi, ma anche Coulthard e altri. E rivela che cominciò a disegnarla quattro anni fa, ben prima che il Bahrain firmasse il contratto con Ecclestone. Dopo il primo assaggio il problema principale è stato quello della scivolosità dell'asfalto. Ma è solo questione di rodaggio. «Il problema è che l'asfalto è talmente nuovo che la potenza sprigionata dalle nostre macchine fa staccare un po' di graniglia, che va a finire ai bordi della traiettoria ideale». E infatti la prima giornata è stato un festival di testacoda e dritti. Con un risultato che però è in linea con Melbourne e Sepang: la Ferrari di Michael ha fatto il miglior tempo nella prima sessione di prove, quella di Barrichello nella seconda. Il brasiliano ha ora il record del circuito, con Montoya a un solo millesimo. Ma Rubinho è carico: «Voglio la pole». Nella prestazione della Ferrari non è stato certo uno svantaggio il fatto che l'asfalto qui sia stato fornito dalla Shell, grande sponsor di Maranello. «Le gomme Bridgestone - dice Todt - si sono ben comportate su un asfalto realizzato dalla Shell, che ha delle caratteristiche uguali a quelle che abbiamo a Fiorano». Michael, rilassatissimo, è «abbastanza contento» della sua prima giornata: «Prevedo un bel week end». E lo conforta aver constatato che quella nel deserto del Sakhir non è pista col sorpasso vietato: «È possibile di sicuro alla fine dell'ultima curva e all'entrata della prima». Poi si sente tranquillo per le gomme: «La Malesia era il posto peggiore per le nostre, da qui in poi andrà sempre meglio anche se qui forse è anche più caldo che in Malesia». Con le sollecitazioni delle frenate, con il problema di evitare la pietraglia che si raccoglie fuori traiettoria, con l'insieme di curve cieche, si prospetta una corsa da duri. Lo ammette Barrichello: «Giovedì sembrava molto più facile. Invece è molto impegnativa. È un po' come l'Argentina di una volta: si pulisce la traiettoria, ma fuori resta sporco. Una situazione che da una parte scoraggerà i tentativi di sorpasso, dall'altra li favorirà perché sarà più facile fare errori». Sulle prestazioni della Ferrari, Barrichello e Schumi sono d'accordo su un punto: «La situazione sembra molto equilibrata». E Rubens aggiunge: «Gli avversari sono molto vicini, molto più di quanto vorrei». Fenomeno che Michael prende con filosofia: «Ci sono piste in cui, per qualche ragione, i distacchi sono minori. Come a Interlagos. E il Bahrain sembra essere una di queste piste, anche se non saprei dire perché». E parlando di avversari Schumi promuove il fratello, piuttosto che Montoya: «Se analizzate i tempi, Ralf è estremamente veloce. Ed è stato più veloce con le gomme usate. È stato più forte di Montoya». Barrichello invece allarga il campo: «Ci sono le due Williams e Button è molto vicino. Le Jaguar sono sempre molto forti in qualifica. La Bar ha fatto un grande lavoro. Mentre non so come si possano giudicare le Renault. Speriamo che il nostro vantaggio di macchina sia ancora abbastanza». E le McLaren? «Mai viste».

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