Un Europeo per pochi intimi
Contro un avversario assolutamente mediocre, il belga Ismael Abdoul, il nostro pugile ha vinto grazie a due buone riprese (la decima e l'undicesima), faticando però molto di più di quanto sarebbe stato lecito. Visti i cartellini dei giudici (uno spagnolo gli ha assegnato un margine ridicolo di 10 punti, ma anche gli altri due sono stati troppo generosi) Cantatore avrebbe potuto perdere solo per k.o., circostanza da escludere perché i colpi di Abdoul anche quando sono andati a segno non facevano assolutamente male. Detto questo e lasciando alla fantaboxe l'ipotesi di un confronto tra Cantatore e Tyson che ha le stesse probabilità di realizzazione come quelle di uno scudetto conquistato dall'Ancona, bisogna amaramente constatare come il ritorno della grande boxe a Roma (era lo slogan con il quale l'evento era stato presentato) è stata un'occasione malamente perduta. Non mi ha deluso la scarsa partecipazione del pubblico (ci saranno state, forse, 2000 spettatori) perché sarebbe stato impossibile riportare la gente al Palazzone dopo undici anni di assenza. Negli anni è venuta a mancare l'abitudine anche perché sono venuti a mancare i pugili. Non mi ha nemmeno deluso la scadente qualità dell'europeo per la semplice ragione che non mi aspettavo nulla di più o di meglio. Il miglior Cantatore è stato, purtroppo, quello che ha perso prima del limite contro Braithwaite, inoltre non combatteva da un anno e l'avversario era stato trovato all'ultimo momento scendendo fino al quindicesimo posto nella classifica europea. Quella che è stata inaccettabile ed al di sotto dei limiti della decenza è la qualità complessiva dello spettacolo. Gli avversari degli altri tre pugili italiani inseriti nel programma (Piccirillo, Aurino e Spada, record complessivo 75 vittorie e 4 sconfitte) erano stati pescati chissà dove e registravano 35 vittorie, 46 sconfitte ed un pari. Piccirillo e Spada hanno vinto soltanto ai punti perché non hanno il colpo del k.o., Aurino ha vinto per ferita dopo un solo round ma la grande boxe che era stata promessa al pubblico nessuno l'ha vista. Il problema di fondo, che chiama in causa anche la nostra Federazione, è che non è possibile, o meglio non è utile alla causa del pugilato, che l'organizzazione sia lo stesso manager dei pugili. I migliori incontri nascono dal conflitto di interesse tra il manager, che vuole che i suoi pupilli vincano senza correre il minimo rischio, e l'organizzazione che dovrebbe volere che lo spettacolo sia il migliore possibile.