Rugby Nell'ultima partita del Sei Nazioni azzurri travolti a Cardiff
Un punteggio netto e mai in discussione a favore dei dragoni che hanno giocato gran parte della gara in attacco trovando di fronte una difesa all'altezza della situazione solo nella prima frazione di gioco. L'Italia, che voleva vendicare la sconfitta subita dal Galles agli ultimi mondiali in Australia, fatale per il passaggio ai quarti di finale, ha dovuto piegarsi ancora una volta al fattore campo, che da queste parti è sempre stato rispettato. Anzi a rendere pan per focaccia sono stati proprio i gallesi, che si sono presi la rivincita sulla sconfitta dell'anno scorso al Flaminio che li costrinse al Cucchiaio di Legno. Esce quindi ridimensionato il quindici di Kirwan, che dopo la buona prestazione in Irlanda si era forse troppo esaltato. Sei mete contro una la riportano infatti sulla terra, una tariffa pesante, maturata in virtù del predominio dei dragoni che sono andati al riposo con un break di 16-0. Gli azzurri che avevano retto nei primi quaranta minuti nonostante avessero varcato la metà campo solo in un paio di occasioni sono stati costretti alla lunga a cedere di fronte ad una squadra parsa in grande forma e che nel turno precedente aveva fatto tremare perfino l'Inghilterra nel tempio di Twickenham. L'Italia che nel primo tempo non è mai stata pericolosa, è riuscita a segnare la meta della bandiera con il centro Andrea Masi solo al 24' della ripresa mostrando ancora una volta il consueto problema di sterilità in attacco e l'incapacità di essere pericolosa con la palla in mano. Il pacchetto di mischia non ha demeritato, giocando al livello dei dragoni, ma dietro tra i trequarti la differenza è stata palese. Mentre i nostri in difficoltà nel guadagnare campo, si sono affidati ai calci di spostamento dei lodevoli De Marigny e Griffen, i gallesi non hanno lasciato scampo, trovandosi alla perfezione e tagliando in due la diga difensiva azzurra. Da applausi la tripletta di Shane Williams e la marcatura numero 34 dell'estremo Gareth Tomas che è diventato il miglior marcatore della storia del suo paese, mandando in visibilio i 70.000 del Millennium Stadium. Per gli azzurri, al termine del Torneo resta invece la consapevolezza di aver mostrato nel complesso una buona difesa e la consolazione di aver evitato per il secondo anno consecutivo il Cucchiaio dei perdenti.