LA DEDICA AL NIPOTINO APPENA NATO
Jenson Button non sta più nella pelle per aver conquistato al gran premio di Sepang il primo podio della sua vita. A 24 anni e con ormai 69 gare alle spalle, non gli era mai riuscito di salirci. La gioia l'ha provata oggi in Malesia ed è alla famiglia che ha voluto dedicarla, in particolare al piccolo Mason, messo al mondo pochi giorni fa da sua sorella più giovane Natasha: «Questo terzo posto lo dedico a lui, spero che gli porti fortuna nella vita». Circondato dai giornalisti inglesi Jenson continua a ripetere «great feelings, great feelings». Così come aveva fatto nella conferenza stampa unilaterale dopo la gara. Era la prima volta per lui, e anche lì lo ha continuato a ripetere: «Non ci sono parole per descrivere una gioia come questa. Questa è una giornata che mi porterò nel cuore per tutta la vita». Una giornata che avrebbe potuto capitargli già due anni fa, proprio a Sepang. Allora Button correva ancora per la Benetton, e nel gran premio di Malesia 2002 fu superato all'ultimo giro proprio da Michael Schumacher. «Me lo ricordo benissimo e mi ricordo anche che un pò mi dispiacque - ha ricordato oggi il campione tedesco - oggi prima di salire sul podio ho chiesto scusa a Jenson. Anche lui se lo ricordava bene, abbiamo riso insieme». «Me lo ricordo sì - ha detto Button - perchè non capita tutti i giorni di essere a un passo dal podio e non riuscire a salirci sopra. Ma oggi ce l'ho fatta. Quell'ultimo giro credevo non finisse più. Dai box mi dicevano di andare piano, andare piano, ma io rispondevo che non potevo andare piano. Alla fine è andata. Ringrazio tutti: la squadra, gli sponsor, i meccanici, Takuma. Tutti hanno lavorato tantissimo per raggiungere questo risultato. E sono ancor più contento perchè abbiamo capito che la macchina c'è, questo gran premio non sarà un episodio isolato, siamo a livello dei migliori». Passa Webber e gli stringe la mano, probabilmente con invidia: «Grazie». Passa Takuma Sato, che lo abbraccia: «Complimenti fratello». Passa Geoffrey Willis, il direttore tecnico della Bar Honda, e l'abbraccio è lungo e caloroso. «Grazie, grazie a tutti » continua a ripetere Jenson. È stremato, il caldo di Sepang gli ha segnato due profonde linee di stanchezza sotto gli occhi. Ma lui continua a rispondere alle domande, gentile, eccitato. Finchè non gli suona il cellulare. Una pausa, quindi: «Hi Mom, ciao mamma... Grazie mamma, sì, è bellissimo. Grazie ancora». Quindi rivolto ai giornalisti, quasi a scusarsi: «Era mia mamma, scusate».