All'Olimpico per il posticipo della nona giornata di ritorno del derby Lazio-Roma
Negli ultimi anni, per fortuna, è accaduto spesso che il derby romano non rappresentasse qualcosa di fine a se stesso, ma guardasse invece con attenzione agli interessi di classifica, raramente a senso unico. Segno che questo duello, così intensamnete avvertito a livello emozionale, ha assunto nel tempo una dignità e una dimensione in altri tempi sconosciuta e sospirata. La Roma è seconda in classifica: a distanza siderale dal Milan ma tuttavia poco disposta alla resa preventiva. La Lazio ha quasi in mano la Coppa Italia dopo avere seminato di cadaveri eccellenti il suo cammino in qusta competizione. In più, insegue un posto in Champion's League, obiettivo che unisce al prestigio importanti gratificazioni economiche. Dimenticati, insomma, i ricorrenti, tristissimi pareggi dettati dalla paura. Le superiori ambizioni delle due protagoniste, nel più recente periodo, hanno prodotto cicli singolari, firmati dalla Lazio durante la gestione giallorossa di Zeman, poi un contraltare impietoso quando ha imperversato la Roma di Capello, talvolta in termini altisonanti. Il primo scontro stagionale, la Lazio lo ha giocato con la preoccupazione di non soffrire un'altra goleada. Se l'è giocata, Roberto Mancini, con intelligenza, di fronte a una rivale nella sua migliore accezione. Qualche tifoso gli ha rimproverato questo atteggiamento, che pure alla Roma aveva procurato non trascurabili disagi, fino alla strepitosa invenzione dell'altro Mancini, quello venuto dal Brasile. Era emerso, da quella partita vinta dalla Roma con dimensione forse superiore ai suoi meriti, un sostanziale equilibrio: al miglior tasso accreditabile ai romanisti sul piano del talento puro, un'organizzazione di gioco invidiabile da parte laziale, non premiata dagli episodi. Lo stesso copione sembra destinato a ripetersi questa sera, in un Olimpico illustrato dallo splendore delle coreografie e dall'ennesimo pienone. Vista la Lazio di Coppa Italia, una volta superata la tensione di avvio, produrre uno straordinario filtro di centrocampo davanti alla linea difensiva. Ammirata la disinvoltura nel riproporsi non appena gli spazi divenissero accettabili per la velocità delle punte e la fantasia di Fiore. Alla Roma qualcuno continua a rinfacciare la mancanza di una punta di peso. Evidentemente, si vogliono sottolineare problemi di sterilità offensiva, visto che i gol all'attivo, in stagione, sono la miseria di cinquantacinque: primato, come del resto quello della difesa, la meno battuta in assoluto. Sembra che il paradosso piaccia ai milioni di critici di professione, mai avari di consigli per un tecnico che in carriera ha vinto poco e niente. Per tentare di scardinare la linea dei marcantoni laziali, ci saranno ancora Totti e Cassano, con Montella in lista d'attesa. Proprio il capitano sarà il personaggio più seguito del derby: soprattutto per avere ammesso che quella di stasera potrebbe anche essere la sua ultima stracittadina romana. Un'ipotesi che il tifo tenacemente rifiuta, ma che la ragione rende tutt'altro che peregrina. Se non arriveranno i rinforzi, se la Roma dovrà ridimensionare drasticamente i suoi bilanci, la salvezza del club, e del suo futuro, sarà necessariamente legata alle partenze dei pezzi da novanta. Francesco è il primo a saperlo, non vuole incoraggiare illusioni, spera forse che questo suo messaggio, ulteriore, stimoli qualcuno a muoversi perché la Roma non debba rinunciare alla posizione di prestigio raggiunta nell'élite del calcio nazionale. La Lazio, che alla partenze illustri ha fatto l'abitudine, sempre ponendovi rimedio con orgoglio e bravura, non attraversa momenti migliori. E dunque ha altrettanto valide motivazioni per consegnare a questo derby un segnale che renda meno precario il panorama del suo futuro. In questo infittirsi di ombre a livello societario, rimangono i raggi di sole che un derby è sempre in grado di regalare, soprattutto quando l'atteggiamento delle due tifoserie è responsabile e maturo, come puntualmente è avvenuto negli ultimi anni. Una serata di so