Regali manciniani senza certezze per il futuro

Il coraggio che schianta quanto può opporre questa Juve, mentre ogni testimone biancoceleste sa benissimo di rientrare nel 60% dei club non iscrivibili attualmente ai prossimi campionati professionistici. Il furore e l'arte varia d'un gruppo che, tramite l'immenso Fiore, ipoteca la quarta coppa Italia, mentre le prospettive societarie diventano sempre più nebulose causa garanti (Ligresti, Bnl) orientati a chiamarsi fuori dall'indispensabile aumento di capitale. Ma oltre gli spaventi, chissà come e quando eludibili, l'organico prevale spesso sulla sua risaputa provvisorietà, quasi ricavasse forza aggiuntiva fra problemi irrisolti; quasi procedesse verso l'ignoto destino senza sprecare nulla del valore tecnico ancora raggrumato dentro Formello. Pare una corsa cronometrata, dove molti manciniani spremono soddisfazioni dalla sopravvivenza aziendale prima d'andare sparpagliati sotto altre bandiere. E il popolo, cioè pure l'azionariato anonimo cui giusto l'amore renderà meno gravosa l'imminente elargizione di buona parte dell'ossigeno reperibile, capisce i significati profondi dell'ultimo spettacolo memorizzato. Che aiuta la speranza, aspettando l'acquirente provvidenziale (o la cordata rassicurante?) presumibilmente rincuorato oggi dall'eventuale approvazione del decreto spalma-Irpef, con rateizzazione decennale senza interessi dei miliardi dovuti al fisco. Che è propedeutico alla centocinquantatreesima stracittadina di domenica sera, «festa de noantri» forse utile per beffare Capello e schivare la solita sindrome romanista dopo gli entusiasmi accumulati sulle rovine bianconere. Certo, sarà il derby dei fasti al crepuscolo, visto che i campioni presenti nei rispettivi accampamenti non faranno dimenticare l'indebitamento che soffoca il football capitolino. Comunque la Lazio centrerà l'accoppiata preliminari Champions-trofeo tricolore, nonostante i danni arbitrali e le tribolazioni sopportate. Poi, un santo misericordioso provvederà.