L'INTERVENTO da stopper del ministro del Welfare, Roberto Maroni, fa slittare l'esame del decreto legge ...
Il provvedimento, in una prima fase, sembrava destinato all'esame del Consiglio dei ministri di domani. Poi la presa di posizione del ministro del Welfare, peraltro super tifoso del Milan, ha consigliato un rinvio, probabilmente alla riunione del 26 marzo. Tanto più che i tecnici erano ancora al lavoro per limare il testo, soprattutto per quanto riguarda gli interessi da corrispondere a fronte di una rateizzazione che, a quanto si apprende, potrebbe avere una durata quinquennale. In pratica, gli arretrati fiscali dei club - ma non solo, visto che il provvedimento dovrà essere applicabile a tutte le SpA italiane - potrebbero essere rateizzati e spalmati così su 5 annualità invece di 1, dando ossigeno ai bilanci già in difficoltà. C'e inoltre il problema del debito previdenziale delle squadre, citato oggi da Maroni. Secondo alcune fonti, però, la questione sarebbe in via di definizione: a luglio scorso 60 dei circa 120 club professionistici italiani avrebbero già pagato, mentre altri 60 avrebbero deciso di rateizzare i circa 40 milioni di debiti che avevano. E da quanto risulta le squadre che avevano deciso la rateizzazione stanno pagando. Soprattutto quelle di A e B, mentre qualche sofferenza ci sarebbe ancora in serie C. L'OPPOSIZIONE da parte del Carroccio a provvedimenti in favore del calcio non è comunque una novità: già nel corso delle votazioni sul precedente decreto ribattezzato salva-calcio (quello che consentiva di spalmare le minusvalenze su dieci anni) il presidente della commissione bilancio della Camera, Giancarlo Giorgetti, pur appassionato di sport, aveva annunciato la contrarietà della Lega e richiamato le squadre ad un maggior senso di responsabilità. Ieri è arrivato lo stop di Maroni. «Siamo nettamente contrari - ha detto riferendosi alla possibilità di un nuovo provvedimento - le squadre di calcio pagano stipendi multimilionari e poi chiedono aiuto al governo. Sono contrario a che abbiano dei vantaggi rispetto alle migliaia di aziende che non hanno come soggetto sociale il calcio ma magari fanno tondini e bulloni. È una cosa iniqua, immorale e certamente inaccettabile». Inoltre Maroni ha annunciato un incontro con il presidente dell'Enpals, Lia Ghisani, per fare il punto sui debiti previdenziali delle squadre di calcio. Secondo Maroni questi debiti sono «ingenti». «Ho i dati a sei mesi fa - ha spiegato - voglio verificare se questa cifra è aumentata o è diminuita».