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Cali di tensione che Capello non sa evitare

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Qui sembrano finire le belle incertezze del campionato al vertice. Qui rintocca il de profundis per una Juve da rifare, dopo i fallimenti stagionali e i soli due punti racimolati nei confronti diretti. Non c'è mai sostanzialmente partita al Delle Alpi, nonostante l'orgoglio bianconero tenti di resistere per un primo tempo sostanzialmente equilibrato, dove le occasioni si sprecano su entrambi i fronti. Però l'autorevolezza del Milan diventa irreparabile, al primo affondo che coincide con il solito abbaglio dei centrali bianconeri. E addio alle speranze degli inseguitori. Torpori poco romanisti riaffiorano, per fare a pezzi le ambizioni di Capello. Come se esistesse una tranche stagionale davvero indigesta ai suoi fenomeni, spesso sontuosi e travolgenti quando l'adrenalina ne accompagna gli estri. Come se il rendimento formidabile del Milan non imponesse risposte altrettanto eloquenti su ogni campo, dopo aver già sacrificato coppa Italia e (probabilmente) rassegna Uefa nel tentativo di proiettare i mezzi migliori verso l'aggancio-scudetto. Ma Reggio Calabria, snodo cruciale volendo accarezzare ancora privilegi quasi irraggiungibili, palesa la stessa sventatezza giallorossa emersa durante i precedenti 0-0, soprattutto quelli accettati fuori casa contro oppositori friabili, soprattutto causa colpevoli amnesie. Pensate: l'organizzazione dei cinquantacinque gol realizzati, sa negarsi qualche volta le soluzioni decisive di Totti e Cassano, pure loro sotto tono in certe sfide dal pronostico troppo squilibrato. E non diteci che il football resta un mistero agonistico, mentre qualsiasi impegno pare sublimare la regolarità rossonera. Capello deve correggere questa anomalia che rende incompleta l'architettura di Trigoria. Ribadito il 4-4-2 comprensivo di Candela, il tecnico goriziano viene addirittura salvato dalla traversa-Di Michele senza trovare correttivi nel prosieguo. Roba da non credere, scempio di risorse cui tocca aggiungere l'impalpabile panchinaro Montella, azzardato prima dell'epilogo. Serve attendere l'assalto dei rattoppati juventini al primato berlusconiano? La Roma pare vanificare il gusto raro di tifare Lippi, salvo rimpiangere giusto un paio di punizioni che spaventano lo sfaccendato Belardi. E Panucci, presto multato, si rifiuta d'entrare in corsa. E don Fabio sdrammatizza il battibeccare di Cassano, in una domenica avara. Dove anche la Lazio, ora acciuffata dal Parma, divide all'ultimo un bottino già acquisito. Come pretende Iaquinta, come decide il disastroso Trefoloni, ma anche come meritano i friulani.

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