Schumacher: il caldo di Sepang ci dirà la verità
Dopo il successo in Australia il campione del mondo punta al bis nel prossimo Gp della Malesia
Lo tiene tutto per sè e si guarda bene dal rivelarlo al mondo. Ma la luce di quel segreto gli sgorga dagli occhi, è più forte di lui e del suo stesso talento. È grazie a quella che lui è entrato nel suo momento perfetto. Rosso, naturalmente. Nei giorni d'Australia gli effetti di questo segreto si sono visti tutti. La prestazione del campione tedesco è stata nei tre giorni di Melbourne semplicemente perfetta. Perfetta il venerdì, quando ha stabilito con la nuova F2004 il nuovo record della pista. Perfetta il sabato, quando ha ulteriormente abbassato quel record, facendo la 56/ma pole della sua carriera. Perfetta la domenica, quando in gara ha vinto (per la 71/ma volta), e stravinto (57/mo giro veloce in carriera). «Sì, è stata una gara perfetta» ha commentato lui. E sul palco ha riofferto al mondo il suo celebre salto di vittoria, neanche fosse un ragazzino. Da dove viene tanta forza? Da sua moglie Corinna. E da quel segreto. Michael Schumacher è un uomo di 35 anni che nel lavoro ha raggiunto più di quanto si possa sperare di raggiungere; nella vita privata è marito e padre felice; nella vita la natura gli ha dato una salute di ferro e un talento d'oro. Dunque? Perchè continuare ancora a rischiare di farsi male per correre ai 320 km/h? Da dove viene quell'equilibrio che lo fa continuare ad essere il migliore? Da dove arriva tanta felice facilità? Perchè questo, per Schumacher, è quello che Jean Paul Sartre avrebbe definito un momento perfetto. Si tratta di una categoria più esistenziale che psicologica, che riguarda quei momenti unici nella vita di una persona per cui tutto, ma proprio tutto, è in armonia tra sè. Sul podio di Melbourne Schumacher ha vissuto uno di questi momenti. Quando si ha la fortuna, o il merito, di entrare in un momento perfetto le migliaia di variabili che affollano la vita di una persona si compongono in una sorta di accordo armonico unico, irripetibile. Ma affinchè sia davvero tale è necessario che chi lo vive ne sia consapevole. Schumacher lo è. Sa che questa fase della sua vita, questo equilibrio aureo da lui raggiunto tra il piano sportivo-professionale e quello privato, merita la parola «perfezione». Lo sa a tal punto bene che dopo il trionfo di Melbourne è stato lui stesso a utilizzarla, e Schumacher non usa mai le parole a caso. «La gara è stata perfetta, la giornata è stata perfetta. Per renderla più perfetta ci voleva mia moglie. Ma Corinna è rimasta a casa perchè i bambini hanno bisogno della loro mamma, e i figli hanno la priorità. Ora, però, pensiamo a Sepang dove ci aspettano temperature più alte che potrebbero favorire i nostri rivali. Se faremo un buon risultato anche lì, allora vuol dire che siamo davvero forti». Su quel podio di Melbourne le sensazioni che hanno attraversato la mente e il cuore del campione sono state forti, e tutte, ma proprio tutte, positive: la vittoria..., Barrichello accanto a lui..., la conferma in pista della bontà del lavoro svolto in inverno..., migliaia di persone che sventolavano bandiere rosse urlando il suo nome..., i sei titoli mondiali possono diventare sette...; peccato che Corinna non c'è, ma è a casa coi bambini. Questo è il Michael Schumacher che ha vinto il gran premio d'Australia 2004 e che si accinge ad andare in Malesia. Vista da Melbourne la casa in Svizzera pare lontanissima. Lui non l'ha mai sentita tanto vicina.