Genio e sregolatezza il «pibe di Bari Vecchia» è patrimonio italiano
Un gol da incorniciare, assist da impazzire e uno stop a centrocampo (prima di lanciare Totti a rete, ndr) difficile da collocare anche nel manuale del calcio: servirebbe una dispensa a parte. Non sono gli undici gol con la maglia della Roma a far parlare di lui, ma le cose che fa in giro per il campo, il tocco di palla, il passetto laterale che riporta alla mente il «pibe» argentino. Ora il mondo intero s'è accorto di Cassano, di quanto è forte e di come sia impossibile lasciarlo a casa per Trapattoni in vista degli Europei: e non c'è ballottaggio che tenga. Se Cassano è questo, non può non andare in Portogallo. «Se continua a giocare così...» sfugge il concetto a Trapattoni che ha ben in mente cosa dovrà fare del fenomeno giallorosso. Ma soprattutto, il cittì sa che dovrà prendere delle decisioni «pesanti» con conseguenti esclusioni eccellenti. Cassano diventa così una delle priorità della nazionale, ma anche argomento di conversazione per addetti ai lavori e non. Il ds giallorosso Baldini si schiera apertamente dalla parte del suo protetto. «Mi sorprenderei se Cassano non solo non andasse in nazionale — ha detto ieri — viste le prestazioni che sta facendo, ma addirittura se non partisse da titolare. E dico tutto questo da semplice spettatore». Ma per il «pibe di Bari Vecchia» si mobilitano anche politici ed esperti di altri campi, affascinati dalle giocate del romanista. Il professor Antonio Dal Monte, fisiologo per anni a capo dell'Istituto di scienza dello sport del Coni, lo paragona a Maradona per movenze e forza fisica. «È una mescolanza di assoluto controllo del proprio fisico. Un fatto istintivo, in cui era eccellente Maradona, che pure fisicamente era brutto, alto 1,68, tendente al grassottello». Già, ma col pallone faceva tutto ciò che voleva: più o meno come Cassano appunto. «Cassano? Non c'è dubbio che ha grandissime capacità. Ha anche un caratteraccio, ma meno male! Senza, non avrebbe la spinta per fare le cose eccezionali che fa». È la sentenza, eccellente, del Senatore a vita Giulio Andreotti, grande tifoso romanista che non ha potuto non dire la sua sul Peter Pan giallorosso. Così come Bedy Moratti, sorella del patron nerazzurro Massino, che ha voluto esagerare: «Totti, Cassano e Vieri insieme? Se vengono all'Inter, va bene. Noi siamo contenti». E ci mancherebbe altro. Resta il fatto che se Cassano è diventato Cassano, oltre al sangue «geniale» che gli scorre nelle vene, molto deve alla Roma. A Capello innanzitutto per come lo ha fatto crescere dal punto di vista comportamentale (anche se ancora molto dovrà lavorare in questo senso il friulano) e ai compagni di squadra che lo mettono in condizione di far quel che fa. Uno su tutti Totti: suo punto di riferimento dentro e fuori dal campo. Quando uno come Cassano, si ritrova un tale di nome Totti che gioca lì vicino, tutto diventa più facile: chiedere all'Inter. E proprio su questo ieri Totti si è sbilanciato: il capitano crede ancora nello scudetto. «Non ci deve interessare cosa fanno i nostri avversari, — ha detto il capitano — noi dobbiamo vincere più gare possibili da qui alla fine del campionato. Abbiamo dimostrato che siamo un gruppo forte e compatto, che vince giocando anche un bel calcio. Il mio record di gol? Mancano ancora tante gare da qui alla fine e spero di ritoccarlo ancora».