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Solo Lippi può complicare il volo dei fuggitivi

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La Roma incanta oltre i gravissimi errori dell'arbitro Rosetti e del suo collaboratore Babiti, che chiudono una giornata nefasta per i fischietti e i loro designatori. Una sinfonia tipo quella che già sopportò la Juve, che permette solo un palo colpito da Adriano poi sostituito per proporre Martins quando i giallorossi rallentano appagati e Vieri pare restituire ai suoi compagni un po' di speranza. Ma Capello rafforza implacabile gli ormeggi e Mancini chiude in bellezza certificando il quarto ko consecutivo in campionato dei nerazzurri. Adesso pure i romanisti devono tifare Juve, senza scandalizzarsi troppo per l'anomalo flirt da spasimanti interessati. Che soffriranno fino all'epilogo del prossimo posticipo, quando tutte le ambizioni non milaniste oscilleranno freneticamente fra spiragli recuperabili e vaga rassegnazione. Questo pathos, abbastanza ridotto, lascia ancora il solitario volo di Ancelotti. Raggiunta quota-sessantuno, con rendimento sempre sbalorditivo, i palleggiatori berlusconiani sublimano soprattutto l'arte distributiva che caratterizza Pirlo, l'opportunista Pippo Inzaghi e lo scatenato Kakà chiude il festival. Tempestoso il blitz bresciano della Juve, parecchio significativo per giudicare tanto lo stonato arbitro Bertini quanto la determinazione inestinguibile di nostra Signora degli scudetti. Fra sette giorni, al Diavolo sarà sufficiente spartire la posta. Fra sette giorni, i rattoppati bianconeri cercheranno di centrare l'obiettivo pieno. Forse ci riusciranno. Forse aiuteranno perfino, trasversalmente, l'organizzazione giallorossa, che allunga lo psicodramma interista. E Ancelotti, già juventino perdente, tocca ferro.

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