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L'ESORDIENTE BRUNI UNICO A NON ENTRARE IN CLASSIFICA

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Ma dall'Australia si è allargata inesorabile sul mondo la necessità dell'ennesima celebrazione in chiave Ferrari: vittoria straordinaria di Michael Schumacher al gran premio di Melbourne, la 71esima della sua vita su 196 gare disputate; perentorio secondo posto di Barrichello, per la 62esima doppietta della storia Ferrari, la 168esima vittoria della rossa. Il 2004 in formula 1 è cominciato così: non con una, ma con due Ferrari davanti a tutti. Lontane dagli altri molto di più di quanto non lo fossero all'ultima gara della scorsa stagione. Sul circuito di Melbourne Schumacher si è permesso il lusso di doppiare la McLaren-Mercedes di Coulthard e la Renault di Trulli, e di lasciare le Bmw-Williams di Montoya e Ralf a oltre un minuto di distacco. Quasi una pista intera. Nel mondo dei millesimi è più di un baratro, è un abisso così profondo che — a guardarlo con gli occhi degli avversari — il rosso diventa nero. Solo Fernando Alonso ha resistito allo strapotere Ferrari: partito in quinta posizione è riuscito con uno start di grande personalità a portarsi in terza posizione già alla prima curva. Davanti a lui c'erano la Bmw di Montoya e la Bar-Honda di Button. Per superarle 'el nanò è arrivato addirittura a mettere le ruote sull'erba, per poi staccare all'ultimo istante possibile. Lo stesso Montoya è stato costretto all'errore, andando lungo e precipitando, in un attimo, da terzo a settimo (finirà quinto alle spalle del compagno di squadra). Lui, Fernandito, quel terzo posto invece non lo ha più mollato. Voleva il podio a tutti i costi, e il podio ha ottenuto. «Vedrete, saremo la seconda forza del campionato» aveva detto Flavio Briatore alla vigilia. I fatti, almeno in Australia, gli danno ragione, mentre confermano la crisi McLaren: solo ottavo Coulthard, fuori Raikkonen neppure a metà gara per una rottura del motore. Ma contro questa Ferrari non c'era partita sotto il cielo d'Australia. Schumacher ha fatto il record della pista il venerdì, lo ha migliorato il sabato con la nuova pole (1'24"408), lo ha riabbassato in gara la domenica (1'24"145) stabilendo l'ennesimo record: 57esimo giro veloce in carriera, nessuno come lui. Mai nessuno che abbia vinto 71 volte, nessuno che abbia mai fatto 1048 punti, nessuno che abbia fatto 56 pole (tranne Ayrton Senna, 65). In gara, poi, è partito in testa, è arrivato in testa, per l'ennesimo «hat trick» della sua carriera, il 16esimo: pole, vittoria, giro veloce per la 16esima volta (Jim Clark, il secondo in questa speciale classifica, si fermò a 11, Fangio a 9, Senna a 7). Dove trova Schumacher la voglia di continuare? «Non è che corro perchè devo vincere — ha ripetuto a Melbourne subito dopo la vittoria — corro perchè mi piace correre. E perchè sto in una scuderia come la Ferrari, che è unica. Amo questo sport, amo la competizione, amo questa squadra: perchè non dovrei continuare?». Già. Perchè? Vince da sempre e a giudicare dai risultati pare magicamente destinato a continuare per sempre. Cambiano le regole, cambiano i piloti, ma lui continua a essere il più forte, semplicemente il più forte. Lo stesso Valentino Rossi dopo averlo incontrato a Melbourne prima della gara, ha commentato: «Devo dire che è un tipo eccezionale». Per quanto riguarda gli altri, poco da segnalare: la Bar-Honda è in crescita (Button sesto, Sato nono), in Australia ha confermato i progressi dell'inverno. Jarno Trulli invece, danneggiato dalla partenza prepotente di Alonso, è stato costretto a una frenata tale che lo portato a essere leggermente tamponato da Sato. La sua Renault ne ha risentito e alla fine non ha potuto ottenere più del settimo posto. L'esordio di Fisichella con la Sauber (decimo) è stato così così, mentre può cantare vittoria Giorgio Pantano: ha portato fino in fondo la sua Jordan, alla fine tra ritiri e altro si è classificato 14esimo. Sfortunato invece Gianmaria Bruni: la sua Minardi lo ha tradito a metà gara ma all'inizio da ultimo che era il romano è riuscito a mettere a segno

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