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di FABRIZIO FABBRI LA TAPPA più nera della gestione Bucchi.

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La Lottomatica Roma, pur con le attenuanti degli infortuni (Righetti e Bowdler fuori), è naufragata a Cantù 91-71, giocando con minima dignità solamente i primi due quarti, per subire poi senza reagire i pimpanti brianzoli. Bucchi, che sa bene quali siano le proprie colpe e quali quelle di giocatori senza nerbo, le ha provate tutte, ruotando quintetti e cambiando uomini. Ma il risultato è stato un naufragio che non ha giustificazioni, cominciato a metà gara e materializzatosi sul - 30, 83-53, con un'alzata di testa tardiva, nel finale, che non ha fatto altro che accrescere i demeriti di un gruppo senza spina dorsale. Dove la figura peggiore l'hanno fatta come di consueto i due statunitensi Alexander e Griffith, a cui però si sono accodati gli altri, ad eccezione di un leonino Tusek, per gran parte della gara. E'inutile consolarsi pensando che il discusso playmaker farà le valigie già da questa mattina. Perché il mercato d'oltreoceano offre poco (Cleaves, Brown, Crispin) e probabilmente ci vorrebbe il mago Zurlì per cambiare il corso di un'annata cominciata male e che ora sta prendendo le sembianze di una tragedia. Cosa farà il presidente Toti? Sarà confermata la fiducia a Bucchi e Brunamonti, che dovranno però spiegare cosa non è andato nella costruzione di questa squadra, attesa domenica al Palazzetto da un nuovo spareggio-playoff contro Reggio Calabria. Se lo spirito e gli uomini saranno gli stessi di Cantù il rischio che si vada incontro ad un ennesimo tracollo è dietro l'angolo, perché non potrà bastare il solo cuore di Markone Tusek, uno dei pochi della truppa di Bucchi che per costanza e cuore meriterebbe di passare alla cassa per ritirare lo stipendio. Compito difficile quello che aspetta adesso il tecnico ed ancor più quello che sta cercando di portare avanti Brunamonti che in fretta e furia dovrà trovare il play statunitense ed un lungo comunitario (potrebbe essere Joey Beard). «Dobbiamo parlare tra noi, troppe cose non vanno». Questo il laconico commento di Bonora che è lo specchio di una situazione al limite dell'incontrollabilità.

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