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ANDREBBE bene pure una finanziaria di Singapore, visto che Bertarelli, Ricucci, Ligresti e Merloni rappresentano ...

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O altri spericolati oligarchi russi, meno mutevoli rispetto al gruppo targato Nafta Moskva, cui piaccia l'avventura laziale nonostante ostacoli ritenuti raggelanti per ogni imprenditore, sul nostro territorio. Questo devono sapere quanti avversano eventuali colonizzatori, quasi sottovalutando le metastasi debitorie del football italiano e il centellinato ossigeno oggi ricavabile dal sistema bancario. E di capitali stranieri, ancora irreperibili, avrebbe certamente bisogno Formello, mentre vengono paventati gli ultimi saccheggi sui resti dell'opulenza scriteriata. Quando finirà il castigo biblico, dopo i guasti dell'epoca cragnottiana? Notizie attendibili garantiscono che l'Inter ripartirà a giugno da Roberto Mancini, l'unica guida che nell'immaginario nerazzurro può allontanare tormenti diventati immedicabili e acuiti da una serie di risultati negativi che sono culminati nella rimonta-disfatta patita nella stracittadina contro il Milan. Sì, traballante Alberto Zaccheroni, fra Moratti e l'allenatore biancoceleste pare ricominciato il solito feeling, ma senza impedimenti fuorvianti all'orizzonte. Moratti rileverà l'accordo quinquennale, per settantacinque miliardi lordi di vecchie lire, che Geronzi offrì all'artista nell'estate scorsa, quando le sopraggiunte tempeste risultavano impronosticabili. Poi, il Mancio avrà carta bianca nell'assortimento dello staff tecnico, dove sarà richiesta la presenza del d.s. Cinquini e di altri fidati collaboratori già allertati. Poi, Favalli raggiungerà Stankovic; e chissà quale esito otterrà il pressing furibondo su Stam, comunque al momento irremovibile nello scegliere i potenti milanisti. Che fingono d'auspicare, tramite Galliani, una distribuzione riequilibrata dei proventi catturabili, a pochi passi dall'apocalisse catartica. Cosa sperare? Qui la Lazio boccheggia e l'istituto di credito che fino a oggi ha fatto da guida, cioè Capitalia, non sa inventare cordate che salvino il calcio romano. Né ci convince l'ottimismo dell'amministratore delegato Giuseppe Masoni sul successo del deliberato aumento di capitale, grazie alla copertura degli indispensabili centoventi milioni entro poche settimane. Arduo ripetere ciò che accadde quando un miracoloso azionariato popolare sottoscrisse circa il 74% del precedente salvataggio, in attesa d'agganciare la meritata normalità. Cioè i connotati d'un grande patron di riferimento (o d'una compagnia abbiente), davvero mobilitato per restituire un futuro e una dignità alla Polisportiva tramortita. Arduo credere perfino nella cogestione promessa dello stadio Olimpico, come viene prefigurata dal presidente Longo. Non si rilancerebbe la lazialità, introitando il 10% da una partecipazione (accanto al Coni e alla Roma) a valorizzazioni commerciali ancora in altro mare e che richiedono specifici investimenti. Però rincuoriamo gli atleti che puntano al quarto posto e alla conquista della coppa Italia, prescindendo dalla loro adesione o meno per la proroga al piano Baraldi. Sarebbero due regali preziosi del Mancio, prima di voltare pagina.

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