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di FABRIZIO MARCHETTI LA LAZIO è la sua vita.

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Ragiona da laziale, pensa da numero uno, si batte il petto con l'aquila sul cuore. «Tornerei subito», sottolinea con orgoglio, direttamente dall'America, dove s'è costruito una nuova vita professionale. Giorgio Chinaglia rimane l'icona indiscussa d'un popolo intero, che lo ricorda con il dito alzato sotto la Curva avversaria, emblema d'una generazione ribelle e vincente, d'una squadra griffata tricolore. Oggi è vicepresidente della ChampionsWorld, organizza tour ed eventi per i principali club mondiali. Segue la Lazio in tv, attraverso Internet, sui giornali. E della Lazio sa tutto, storie, problemi e personaggi. Come giudica il momento della squadra? «Buono. Ho visto la partita contro il Chievo, questo gruppo mi piace. Riesce a ottenere risultati importanti nonostante i problemi societari. Ora deve centrare il quarto posto». Domani, all'Olimpico, arriva il Milan. Una partita piena di ricordi. «Sì, con loro siamo sempre andati alla grande. Nei momenti decisivi riuscivamo sempre a batterli. Ho visto il 4-0 in Coppa, ma domani sarà un'altra storia. Sarà una grande partita. E la Lazio può farcela». Gli errori arbitrali stanno frenando la Lazio. «I torti fanno parte del calcio, ma quando sei debole ti mettono in mezzo. La Lazio di oggi non è debole come squadra, ma come società». Si riferisce alla mancanza di un azionista di riferimento? «Sicuramente, è un elemento che pesa molto, ma ci sono anche personaggi sbagliati all'interno della dirigenza. Il mio amico Longo sta facendo il massimo ma ora serve un padrone». L'incertezza può riflettersi sulla squadra? «Spero di no, anche se alla lunga può diventare un alibi. Noi giocavamo anche 5 mesi senza prendere soldi, ma era un altro calcio». In America c'è qualcuno disposto ad aiutare la Lazio? «Ho fatto qualche sondaggio con colossi tipo Coca Cola e Pepsi, ma la mentalità statunitense impone profitti immediati». Quale soluzione prospetta? «L'ingresso di una multinazionale che vuole veicolare la propria immagine attraverso il calcio. Formello? È solo un campo d'allenamento. Comunque la Lazio andrà avanti». Ricomprerebbe la società a distanza di quasi vent'anni? «Certo, avessi la facoltà economica lo farei subito. Avete visto i russi? Hanno i soldi, niente a che vedere con gli imprenditori di cui s'è sentito tanto parlare». Che ricordi ha della sua presidenza? «Tanta amarezza per alcune vicende. Però l'ho fatto con passione, con lazialità. Tornassi indietro certi errori non li ripeterei». Cosa è per lei la Lazio? «Nessuno potrà cancellare la mia fede, rimarrò tifoso per sempre. Certo non dimenticherò quello che hanno fatto Calleri e Cragnotti, tenendomi sempre lontano dalla società» Se qualcuno la chiamasse tornerebbe? «Sì, tornerei. Per la Lazio farei qualsiasi follia». Parola di Long John. Evviva Long John.

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