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PARIGI — «Sensi ritiene che io sia sempre infortunato, perchè ciò gli consente di giustificare più facilmente ...

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Tutte le visite mediche lo dimostrano»: è un grido di aiuto quello che Saliou Lassissi, infortunato dal 7 agosto 2001 nella Roma, rivolge ai francesi in un'intervista a Le Monde. Il difensore, che si spezzò tibia e perone in un'amichevole estiva con gli argentini del Boca Juniors, ricostruisce per il quotidiano francese la sua permanenza romana: «mi feci operare dal medico della società — racconta — ma per le complicazioni che ebbi in rieducazione non giocai nemmeno una partita in tutta la stagione. Ma i problemi cominciarono all'inizio del campionato seguente. Nel novembre 2002, la società cominciò a non pagarmi più gli stipendi. Nel giro di tre mesi, i dirigenti mi dissero che mi avrebbero versato un mese di stipendio. Rifiutai. Per me, dovevano essere tre mesi o niente. A loro non piacque il mio atteggiamento e da lì cominciò la guerra». Una guerra dalla quale il giocatore esclude l'allenatore: «A lungo — afferma — credetti che il responsabile delle mie disgrazie fosse Fabio Capello. Invece non era affatto così. Un giorno, Capello mi schierò con la Primavera per accelerare il mio rientro in squadra. Ma prima dell'inizio della partita, arrivò nello spogliatoio il presidente Sensi e pretese che io non scendessi in campo. Sensi mi considera sempre infortunato, e invece io sono assolutamente in grado di giocare al calcio: le visite mediche lo dimostrano».

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