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I guardalinee non possono più declinare le responsabilità

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Come se guardalinee, o segnalinee (termine quest'ultimo ormai desueto) rappresentasse una sorta di diminutio. E adesso, perfino l'onore del sorteggio, proposto e in via di approvazione. Forse per far sì che la disparità di grado rispetto agli arbitri, involontari protagonisti dei salotti televisivi, assumesse meno crudeli dimensioni. Per tanti anni, la figura del guardalinee ha suscitato una sorta di tenerezza, un po' come la ragazza bruttina (ma simpatica, giuravano gli amici tesi ad appioppartela) destinata a fare da tappezzeria nelle festicciole da ballo. Ci si interrogava su quale tipo di suggestione potesse spingere un giovane a inseguire un ruolo secondario, quasi sempre anonimo, spessissimo sgradevole. Perché, secondo leggi fisiche incontestabili, la bottiglia lanciata dagli spalti trovava destinazione nella testa dell'uomo in nero più vicino alle tribune. Lui raccoglieva, con sofferenza fisica e psicologica, il robusto messaggio volto a esprimere scontentezza per la direzione di gara. E per una volta, queste mezze maniche degli stadi trovavano perfino la gratificazione di vedere il proprio nome sui giornali, anche se abbinato a un referto di pronto soccorso. Erano degli apostoli, insomma, avviliti da una bocciatura che il loro ruolo proponeva agli occhi di tutti: falliti come aspiranti arbitri, relegati lungo una fascia laterale a offrire il proprio soccorso in situazioni controverse, soccorso talvolta poco gradito, come avvenne al collaboratore di Bergamo in occasione del mitico fuorigioco di Turone: l'arbitro avrebbe voluto strangolarlo, chi aveva alzato quella bandierina. Adesso, diventa una professione da intraprendere a testa alta: con ambizioni di guadagno ma anche di notorietà. L'assistente non si limita ad assistere, in Italia abbiamo, nonostante tutto, i migliori del mondo del loro ruolo, come può facilmente testimoniare chiunque segua i campionati inglese, tedesco, spagnolo. Ogni venerdì ci chiederemo, ansiosi, chi alzerà la bandierina nell'incontro più importante, si discuterà se una designazione sarà valida oppure sospetta, come avvenne per quel Puglisi mai fortunato nelle decisioni quando era in campo con il Milan. E poi, occasioni di protagonismo, purtroppo talvolta colpevolmente cercate. Diciamo la verità: in altri tempi, Stankovic non sarebbe mai stato espulso, e forse neanche ammonito, per essersi rivolto al guardalinee di Siena con parole poco rispettose. E anche questo è segno di una conquistata dignità. Vicino ai grandi in campo, vicino al nome fin troppo noto di un signore con un fischietto alle labbra, hanno raggiunto la parità di diritti anche gli assistenti, con tanto di nome e cognome. E licenza di farsi pubblicamente insultare.

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