Tre Cassanate in un cappotto imbottito di rimpianti
Benedetto monello: s'improvvisa decisivo e imprendibile come dovrebbe risultare spesso chi vanta le sue qualità; come non gli capitò soprattutto durante l'agguato anconetano. Ora quello sventato 0-0 pesa maledettamente, mentre i cecchini rossoneri festeggiano l'epilogo d'un derby romanzesco, dove Zaccheroni ha lasciato tre punti accanto agli ultimi brandelli d'affidabilità professionale. Pensate: mortificato senza tregua (quarta volta consecutiva!) dal Milan bilama che pretende Berlusconi, il petroliere Moratti scopre di valere l'Udinese, al sesto posto. E il fallimento stagionale viene sancito dopo la stracittadina capovolta, cui guardavano parecchio interessati spettatori giallorossi e juventini, quasi rassicurati dalle due reti nerazzurre di metà tragitto. Proprio vero che non bisogna sperare nell'orgoglio sgualcito dei facchettiani, a dispetto di qualsiasi vantaggio acquisito. Proprio vero che sarà arduo scalzare Ancelotti, comunque atteso al varco dai laziali già nel prossimo posticipo dentro lo stadio Olimpico. Saprà reggere puntualmente l'urto, fuori casa, la variegata organizzazione priva dello squalificato Kakà, ancora determinante per scavalcare l'ostacolo appena archiviato? Aspettando ragguagli, la Roma infila i rimpianti nel cappotto sotto cui rimpicciolisce l'annichilito Papadopulo. Grandinata esagerata, cioè il festival ubriacante dei piedi buoni aperto dal fantasista barese e proseguito da Mancini, Delvecchio e Totti. Ne derivano pensieri sul recupero psicofisico del talento De Rossi e, poi, sulle occasioni buttate via. Meglio sarebbe stato diluire tanta abbondanza, imitando la parsimonia leggibile sul rendimento juventino. Che offre giusto il guizzo liberatorio dell'arrembante Iuliano, su punizione-Del Piero, per azzeccare la trasferta bolognese. Ma nostra Signora degli scudetti non molla lungo ogni versante, salvo sperare (come Capello) nei rigenerati assaltatori biancocelesti. Certo, la Lazio vagheggia di sgambettare il Milan con un arbitraggio equo. Non come quello di Trefoloni, che annulla a Chievo il gol regolare di Cesar. Però Roberto Mancini preferisce applaudire l'ex Marchegiani, più bravo dell'approssimativo rigorista Lopez. Andiamo avanti, presto sapremo.