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Emerson: «Abbiamo ritrovato l'allegria»

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Non si sbilancia sul futuro: «Inutile parlarne ora, non ne so nulla ho un contratto fino al 2005»

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Emerson a 360°, su presente, futuro, campionato e società con tutte le voci che gli si aggirano intorno in questo periodo. «Quelle non mi riguardano, perché sono solo voci» chiude secco sul fronte «russo». Resterà alla Roma? «Del mio futuro non posso parlare, perché non lo conosco neanche io». Quindi cosa accadrà adesso tra lei e la Roma? «Non lo so io, ma non lo sa nemmeno la società». Se la Roma le chiedesse un sacrificio? «Lo farei, ma del mio futuro non posso parlare». Lei comunque vorrebbe rimanere? «Non credo di dover dimostrare ancora che ci tengo a giocare nella Roma: sono qui da tre anni. Ma adesso basta...». Prego? «Non voglio parlare del futuro perché lede la mia immagine e perché ora la squadra si è ritrovata e non voglio che questo possa danneggiare l'ambiente». Bene, parliamo di Roma allora. «Meglio, ora penso solo giocare, perché vogliamo vincere lo scudetto». Dicono che Emerson non è decisivo. «Io non sono un'attaccante. Si può essere decisivi anche dando una mano alla squadra tatticamente e quello che mi preme è che vinca la Roma non Emerson. Non voglio essere una stella, solo utile». Già, ma il Milan è a +5. «Pesa essere dietro perché noi eravamo primi e adesso dobbiamo rincorrere, sperando che il Milan perda». Ci sperate? «Noi dobbiamo fare il nostro dovere e sfruttare poi la possibilità di andare a vincere a Milano». La Juve è ancora in corsa? «Ci sono ancora tante partite e loro non mollano mai». Cosa è scattato nella partita con la Juve? «Abbiamo giocato a calcio e vinto, con responsabilità e concentrazione. Per noi la partita con la Juve era una finale e ora tutte le gare devono essere come quella». Quindi la vittoria con Juve è alle spalle. «È stata una bella serata ma dobbiamo dimenticarla per ripartire e vincere anche le prossime partite, con la mentalità e la voglia». E domenica c'è l'Ancona. «Abbiamo una responsabilità in più. Bisogna vincere se vogliamo arrivare allo scudetto: è una partita che vale comunque tre punti». Il successo con la Juve cosa ha cambiato? «Ha fatto sì che ridiventassimo bravi. Abbiamo fatto una grandissima partita che ci ha dato una spinta psicologica anche per le prossime». È tornato anche Cassano. «La cosa positiva è che nei giorni passati faceva autocritica. Sapeva di non stare bene e che doveva lavorare per tornare al meglio». Meglio lui o Kakà? «Mi tengo Cassano». Platini ha criticato Totti per la sua romanità. «È vero, è nato a Roma e quindi è romano, non vedo dove sia il problema. Se per lui sia meglio restare Roma o andare via sono cose sue, nessuno può parlare per lui». Il gesto a Tudor? «Se parlassimo di tutto quello che succede in campo...».

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