«La società getta fango per screditarmi agli occhi dei tifosi»
Ieri il dirigente ha fatto il punto della situazione nella trasmissione «Bordo Campo» sul canale emiliano «Tv Parma»: «Sicuramente il Parma che ho trovato - dice Baraldi - è migliore di quello che ho lasciato, questa è una cosa importante. Mentre alla Lazio quando ero arrivato avevo trovato un gruppo di calciatori che da un anno si aspettavano il tracollo dell'azionista, qui è successo tutto dall'improvviso. Quindi il trauma è stato grande, e mi riconduco anche ad un episodio di oggi: quando tu subisci un danno come quello di un rigore che si è inventato l'arbitro Dattilo, psicologicamente lo subisci di più. Anche perchè è il secondo rigore in sette giorni che subiamo ingiustamente». Baraldi non ha risparmiato critiche al sistema-calcio: «Non trovo giusto che ci siano delle alchimie tali e per cui scopriamo dopo un pò che è cominciato il campionato che ci sono fideiussioni false o mistificate e poi queste società sono ancora lì che giocano al nostro pari, oppure che partecipino società come la stessa Lazio dello scorso anno, che aveva comperato calciatori e non li aveva pagati e non aveva presentato le fideiussioni. Per questo devono cambiare assolutamente presto le regole. Stiamo lavorando affinchè il Parma si possa mettere in regola anche con la normativa Uefa. Vi posso assicurare che se in Uefa ci vanno la Roma e la Lazio ci andremo anche noi. Puntiamo al modello Ajax: tanti giovani». Finalmente chiari anche i motivi del divorzio dalla Lazio: «Forse alla Lazio non piacevo perchè a Roma avevo creato un rapporto importante coi tifosi e con gran parte della stampa per questo mio modo di essere sincero, schietto e franco con la gente. E a Roma evidentemente non erano abituati, per lo meno sul versante Lazio, ad avere interlocutori di questo tipo. La gente si era affezionata a me e a Roma i tifosi sono un aspetto positivo ma possono anche diventare molto pericolosi: perciò la società sta cercando di buttare ora fango sulla mia immagine, per screditarmi e per essere più tranquilli nel gestire oggi la società. Ma hanno sbagliato. Se avessero utilizzato la mia faccia anche per fare l'ultimo aumento di capitale, e io avevo dato la mia disponibilità, probabilmente avrebbero incontrato meno difficoltà. Il mio compenso è regolato da un contratto di una società quotata e quindi è un contratto trasparente. Il giorno dopo la mia nomina mi sono sospeso l'emolumento, tanto per cominciare, e l'ho tenuto sospeso per quattro mesi. Quando sono andato a Roma avevo firmato da poco più di 4 settimane un contratto triennale col Parma, l'ho strappato e sono andato a Roma sospendendomi lo stipendio. Poi, siccome io sono una persona che ama le sfide, ho chiesto due protezioni, una che se la Lazio non mi avesse rinnovato il contratto da direttore generale mi avrebbe dovuto pagare una penale, perchè come tutti ho famiglia, e perchè se mi fossi bruciato a Roma avrei faticato a trovare un altro posto di lavoro, per lo meno nel mondo del calcio. L'altro è legato a un incentivo economico che riguardava la diminuzione degli stipendi dei calciatori. Bene, la Lazio lo scorso anno aveva 90 milioni di euro di stipendi, quest'anno ne ha la metà, e quindi credo che avendo risparmiato 90 miliardi dopo solo otto mesi su base annua, il mio incentivo fosse raggiunto. E poi c'è la penale che la Lazio ha pagato perchè ha deciso di mettere Giuseppe De Mita direttore generale al posto del sottoscritto. Sono scelte che ha fatto l'azionista. Siccome io non accettavo di fare l'amministratore delegato e basta, con un direttore generale che non avevo scelto io, ho deciso di andare a casa. Non c'è nessuna pratica, nessun avvocato, con la Lazio c'è un rapporto molto buono, evidentemente qualche personaggio della società...».