di GIANFRANCO GIUBILO SARÀ DURA, dice Capello, per chi perde.
Se il vertice della classifica non si dovesse abbassare, per Roma e Juventus la salita sarebbe sempre più impervia. Ecco dunque che una sfida avvertita emozionalmente, da queste parti, come e forse più di un derby, prevede interessi di classifica pesantissimi. In due, affiancate in un punteggio che in altre stagioni avrebbe garantito il vertice, costrette a un inseguimento che ha risvolti allarmanti, a meno fino a quando l'attuale pacemaker continuerà a imporre ritmi assolutamente proibitivi. Un confronto, quello dell'Olimpico, che va oltre la storia, oltre la tradizione, perfino oltre una rivalità che da più di un ventennio si trascina con accenti sempre più vividi, dentro e fuori dal campo. Era partita alla grande, la Roma, lanciando segnali di fiducia e di serenità. E quel pareggio colto al Delle Alpi, al di là del gol mancato da Totti all'ultimo istante, era apparso un ulteriore segnale positivo, anche se si era appena alla terza di campionato, scadenza anomala per uno scontro di così rilevante prestigio. Fino alla sosta natalizia, ha tenuto passo imperioso, la Roma, qualche accenno di flessione mascherato da risultati comunque confortanti, il titolo di campione d'inverno che il Milan avrebbe potuto soltanto uguagliare. Aveva conosciuto alti e bassi la Juventus, per altro incoraggiata dalla prospettiva di un inverno tradizionalmente vissuto sotto propizi influssi astrali e mai venuta meno alle sue caratteristiche di squadra tosta. Sappiamo quello che è accaduto dalla ripresa in poi. poco tonica dopo la sosta, avvilita da un Milan sontuoso nell'occasione, la Roma ha purtroppo vissuto, e sofferto, quelli che sono gli umori tradizionali della sua città e del suo tifo, in uguale misura soggetto all'esaltazione e alla depressione. Non trovando conforto, nel momento di difficoltà, in una panchina soltanto sulla carta illustre, ma in realtà rivelatasi fragile nella tenuta fisica e mentale, a seconda delle situazioni vissute dai protagonisti. Così la galoppata si vertice si è di colpo trasformata in un inseguimento, condotto senza la lucidità che dovrebbe confortare i momenti meno felici. Ecco dunque che l'appuntamento con la Juve, tra i più attesi, diventa fondamentale per stabilire se la Roma abbia trovato la giusta chiave per ricompattarsi e ritrovare la fiducia in se stessa e nei propri mezzi. Per sapere se Totti e compagni abbiano sfruttato la settimana successiva all'infelice viaggio a Brescia per riflettere sugli errori e sui rimedi necessari per tornare ai livelli, brillantissimi, dell'avvio di stagione. Fabio Capello proporrà forse, questa sera, una Roma diversa da quella troppo sicura di sé per accettare variazioni di modulo. O magari confermerà la versione spavalda che tanti felici esiti ha riservato, al di là di occasionali disavventure. Una cosa è certa: di fronte a una Juve che farà la faccia feroce fin dal via, aggredendo alto come sa per allontanare ogni sospetto di possibile soggezione, sarà necessaria soprattutto una concentrazione feroce, oltre al recupero delle migliori energie atletiche, sul quale si è lavorato in questa settimana di vigilia. Con pazienza, senza strafare, consci che la Juve è sempre lì, pronta a mordere. Lo sa la Roma, lo sa Capello: errori, a questo punto della stagione, non sono più ammessi. Per questo, al di là del risultato, è giusto credere in una grande prova di fronte a un pubblico da primato, una dimostrazione di orgoglio.