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dall'inviato MILANO — Vede la finale ma spegne gli entusiasmi.

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Si arrabbia, Mancini. «Giannichedda non era d'ammonizione», e poi ancora, «dovevamo chiudere la partita nel primo tempo». Incontentabile. Nonostante sia riuscito a sfatare un tabù lungo più di quattordici anni, battendo il Milan in casa, nonostante la prima vittoria negli scontri diretti contro Ancelotti. «Dobbiamo rimanere concentrati, perché davanti abbiamo sempre una grande squadra. Per questo voglio che la Lazio giochi per vincere anche il ritorno. Non siamo in grado di difendere il risultato. Hanno snobbato la gara? Non credo e poi anche noi avevamo in panchina giocatori importanti come Oddo, Lopez, Favalli, Liverani, Inzaghi e Peruzzi». Ritorna sulla partenza di Stankovic. «Ora i ragazzi dovranno sentirsi più responsabilizzati: abbiamo perso un giocatore importante, non l'abbiamo sostituito. Però senza infortuni possiamo arrivare lontano». Sul modulo. «Non rimarrà questo, perché non voglio vedere soffrire gli attaccanti. Muzzi ha giocato troppo lontano dalla porta e così non può sfruttare le sue doti». Infine il futuro e le voci che parlano di contatti con il Tottenham. «Non ho mai detto certe cose: le hanno inventate». Infine la società: cambia quotazione in Borsa. Da lunedì prossimo infatti, tutti gli azionisti vedranno diminuire il numero di azioni possedute (per il raggruppamento deliberato lo scorso 17 gennaio dall'assemblea: esempio, chi ne ha 10.000 scenderà fino a 100) ma aumentare contestualmente il valore di mercato (il titolo che oggi vale circa 3,5 centesimi salirà fino a 3,5 euro). Un cambiamento dei parametri per favorire la riduzione del capitale sociale ma che non muterà d'una virgola la situazione azionaria di chi ha investito nella Lazio. La società intanto lavora con il fisco per ottenere la dilazione decennale del debito: l'arrivo delle cartelle esattoriali non turba il club. Longo tranquillizza tutti: «Entro fine mese saremo a posto con la licenza-Uefa». Fab. Mar.

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