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Coppa Italia I biancocelesti superano il Milan a San Siro, mercoledì la semifinale di ritorno

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Espugna San Siro rossonero e sfata un tabù che durava quattordici anni e qualche mese. E poi ancora infligge, a domicilio, la prima sconfitta del 2004 ai campioni d'Europa, ipotcando la finale di Coppa Italia. Al Meazza finisce 2-1 per i biancocelesti ed è un successo strameritato. Per intensità e coraggio, per qualità e occasioni create. Tra una settimana all'Olimpico basterà capitalizzare la dote per tagliare un traguardo capace di impreziosire una stagione tormentata dalle incertezze societarie. Questa Lazio, quella di ieri sera, è un bella e piacevole garanzia. Si capisce subito dalle scelte. Mancini ci crede e osa: è 4-3-3 inedito, con Muzzi e Cesar esterni offensivi e Corradi boa di riferimento. Esperimento funzionale per proporre Fiore in versione centrale, accanto a Giannichedda e Albertini. Cambia pelle, la Lazio, senza scoprirsi, perché Stam si piazza a destra per chiudere gli spifferi con Couto e Mihajlovic cerniera arretrata. L'intraprendenza premia subito Mancini: 30 secondi, poco più, e su un retropassaggio innocuo Fiore va a fare la zanzara dalle parti di Abbiati, il rinvio è sbilenco e approssimativo, incoccia la sagoma dello stesso Fiore e si trasforma nel più clamoroso degli 1-0. La Lazio sfrutta tanta generosità per sfoggiare coraggio e varietà offensiva: di schemi e di uomini. L'ha disegnata bene la partita, Mancini. Giannichedda alza la diga, Cesar ha libertà d'azione e prova la conclusione dalla distanza. Corradi, è il 20', si trova davanti ad Abbiati ma sparacchia debole, seppur contrastato. Insomma, la banda-Mancini piace e convince. Sarà perché il Milan stenta a trovare le misure ma i biancocelesti menano le danze dando sempre l'impressione di poter affondare i colpi. Peccato che Muzzi giochi troppo defilato e non possa approfittare delle amnesie di Laursen, ma la formula funziona e regala il raddoppio al 35', quando sugli sviluppi di un angolo Corradi si trova libero e conclude a botta sicura. Ne esce un assist per Couto, Brocchi sale male e in ritardo e il portoghese festeggia con tanto di capriole il facile tap-in del 2-0. I circa 3 mila tifosi biancocelesti fanno festa, San Siro è ammutolito. Lazio in cattedra. Serve un guizzo di Inzaghi in fuorigioco per riaprire la sfida sul filo di lana d'un primo tempo colorato di biancoceleste: sul lancio in profondità di Rui Costa, Superpippo parte davanti a tutti, poi aggira Mihajlovic e indovina il diagonale giusto. Sereni non può nulla. Si riparte e non cambia granché. Lazio fedele al proprio schema, Milan in affanno tattico. Non riesce a trovare contromisure adeguate, Ancelotti e i biancocelesti, in un minuto, confezionano due occasioni solari. Albertini imbecca Cesar con un assist calibrato, il colpo di testa diventa angolo e quindi si trasforma in un legno clamoroso, colpito proprio da Albertini con un destro bello e preciso. Sono passati solo due minuti, Inzaghi prova ad alzare il baricentro dei campioni d'Europa ma senza fortuna. Mancini cambia: esce Muzzi, Fiore va a destra, Liverani entra e si piazza in mezzo al campo. Ancelotti adesso non ci sta. Inserisce Cafu, Kakà, dopo Borriello che ci prova con un colpo di testa ma trova Sereni pronto a respingere l'insidia al mittente. Entra anche Lopez, la Lazio sfiora il 3-1 con Fiore. I rossoneri ci provano, alla fine aumentano il pressing ma finisce così. San Siro è colorato di biancoceleste. E la finale di Coppa Italia è lì. Davvero a un passo.

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