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TORINO — Le parole di Zidane, le piccate precisazioni di Vialli («Giudice, non mi sembrate convinto»), ...

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Si è trattato dell'ultimo appuntamento invernale: la causa, infatti, è stata aggiornata all'11 giugno per dare tempo ai due esperti interpellati dal giudice (l'ematologo Giuseppe D'Onofrio e il farmacologo Eugenio Muller) di portare a termine il loro lavoro. In aula, ieri, si è visto Zinedine Zidane: «Ho preso la creatina - ha detto Zizou - soltanto nei cinque anni in cui ho giocato nella Juventus. Né in Francia né in Spagna mi era mai capitato». È aumentato di peso in quel periodo? «Sì, ma non so dire se fosse per via della creatina o per l'allenamento con i pesi, che in Francia non facevo». Prendeva vitamine? «Sì, certo, anche con le flebo, perché per giocare 70 partite all' anno ne avevo bisogno». Vialli è stato convocato per la seconda volta in seguito a un'intervista concessa a «RadioRadio», dove parlò di «un calcio che prima della denuncia di Zeman sull'uso dei farmaci si stava avvicinando al limite», e del doping «consapevole», quello dei giocatori che prendevano sostanze vietate, e «inconsapevole», provocato da medicine lecite. Come mai - lo ha incalzato il giudice Casalbore - alla radio ha riferito cose che a noi non ha detto? «Forse mi sono espresso male, ho creato dei malintesi. Ho parlato di argomenti che ho letto sui giornali. I giocatori, però, vengono in tribunale e si sentono trattati come dei colpevoli. Non è giusto». Quindi, il duro match fra la Procura e gli avvocati di Riccardo Agricola, il medico sociale della Juve, e l'amministratore delegato Antonio Giraudo. Agricola ha alzato il tiro. «L'accusa mi contesta di avere usato quattro prodotti. Li chiama "signori farmaci". Invece si tratta solo di farmaci di supporto. Che la Cuf (Commissione unica del farmaco - ndr) ha sottoposto a revisione nel biennio 2000/2001 perché ci sono delle riserve sulla loro efficacia terapeutica. Figuriamoci se possono avere effetti dopanti». Il pm Sara Panelli ha affermato che in una relazione del consulente della difesa, Mario Cazzola, presenta «seri dubbi sull'autenticità dei dati e dei documenti». Il collega Gianfranco Colace, invece, produce un rapporto che punta a smentire la tesi di Agricola secondo la quale in materia di farmaci «la Juventus non si è comportata diversamente dalle altre squadre». Intanto a Palazzo di Giustizia si comincia a valutare l'opportunità di aprire un fascicolo per «frode processuale» per alcuni testimoni. Insomma la querelle continua. E il processo è destinato ad alimentare nuove riflessioni nel mondo del calcio.

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