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di DANIELE DI MARIO LA STREIF di Kitzbuehel (Austria) è una pista mitica, un muro impressionante ...

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Ieri se n'è avuta l'ennesima dimostrazione. In una pista dove chi pennella vince, Kristian Ghedina è riuscito a ritrovare se stesso. L'ampezzano, un po' perché l'esperienza lo ha assistito, un po' perché i guai fisici gli hanno dato tregua, è riuscito a centrare un brillante sesto posto, che lo ha incoraggiato a continuare la sua carriera agonistica almeno fino a Torino 2006, almeno finché i vari Giorgio Gros e Peter Fill non avranno raggiunto la maturità sciistica. Ha detto Ghedo: «Mi sento bene fisicamente e quando sto bene faccio qualsiasi cosa. Sulla Streif ho affrontato un salto in modo anomalo, ho fatto buoni parziali e centrato un ottimo risultato. È stata l'ultima Streif? No, voglio continuare a sciare a lungo». Il risultato di Ghedina ha avuto un valore significativo anche in considerazione di un dato: dei primi sei classificati, ben 4 usavano sci Atomic, anziché i Fischer dell'azzurro. Un gap tecnico da tenere in considerazione. Benino gli altri azzurri: 12° Fischnaller, 24° Seletto, 25° Fattori, 27° Cattaneo e 28° Sulzenbacher. La gara è stata vinta da Stephan Eberharter (davanti a Rahlves e Hoffmann), che dopo le vittorie di Kjus giovedì e Rahlves venerdì, ha ridato lustro a una squadra austriaca giù di corda, riaprendo i giochi per la Coppa del Mondo, battaglia che riguarda lo stesso Eberharter, Hermann Maier, Kjus, Miller e Raich. Male è andata alla squadra azzurra nel gigante di Maribor dominato dalla svedese Paerson (che si è ripresa la vetta della classifica di Coppa a scapito di una Goestchl in affanno). Solo ventesima Denise Karbon. In attesa che guarisca Karen Putzer.

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