di GIANFRANCO GIUBILO PERUGIA come Pisa, ricordate? Il padre di tutti i riscatti, nella ...
Era stato Paulo Roberto Falcao, allora, a dettare i tempi della riscossa e lo spirito giusto, era sorto il dubbio che la Roma ricca di genio stentasse a individuare un altro leader carismatico. Ci ha pensato, nel bel mezzo di una non semplice trattativa per restare, possibilmente a vita, in giallorosso, un Emerson che rappresenta, sempre più l'anima di questa squadra. Una spalla dislocata e rimessa al suo posto alla meno peggio, quasi un braccio al collo con tutti i disagi del caso, però mai un minimo accenno di cedimento, sua la regia difensiva e offensiva, mancata soltanto la ciliegina del gol, che pure era sta a portata di mano. Ma sarebbe stato pretendere troppo. Spirito guerriero, dunque: quello che Fabio Capello aveva implicitamente indicato nel delineare la formazione chiamata a far dimenticare il passo falso contro il Milan e a confermare, nonostante le rivali più accreditate non cedano di un millimetro, il primato. Un primo posto che le cifre illustrano più di qualsiasi considerazione: a una giornata dalla fine del girone ascendente, il primato d'inverno, per i campionati con i tre punti per la vittoria, è giò eguagliato, con una grande occasione per migliorarlo o addirittura demolirlo. La differenza tra la Roma in angustie, soprattutto a centrocampo, di fronte al Milan, e la Roma tosta e autoritaria del Curi non è spiegabile soltanto ponendolo di fronte alle scelte tattiche di Capello, una punta in meno e lo splendido Tommasi in più, bensì con il diverso atteggiamento di Cassano e dello stesso Totti, molto più attenti ai rientri e al collettivo che ai ricami, così che non si sono verificati pericolosi scollamenti tra i reparti. Non sarà stata la Roma più bella, quella che ha sfatato in Umbria un lunghissimo tabù negativo, però è stata pur sempre una squadra capace di difendere ferocemente il vantaggio propiziato da un'invenzione di Mancini, senza lasciarsi condizionare dalle occasioni mancate per chiudere i conti in anticipo, su tutte quelle offerte da Totti a Cassano. Praticamente senza Chivu, guaio muscolare propriziato da un fondo infido ha premiato il senso pratico del suo allenatore, e poco male se le celebrazioni mediatiche sono state quasi tutte riservate ad altri. Per inciso, credo sia in assoluto la prima volta che «Novantesimo Minuto» lasci il filmato di chiusura alla terza classificata, la Juventus vittoriosa a Genova, e non alla capolista, come era sempre avvenuto in passato. Ma sono dettagli, come il fatto che la trasmissione di RaiUno abbia dedicato un'oretta all'Inter e al suo tifoso Paolino Bonolis (non sarà mica che lavori per la stessa testata?), piuttosto che al terzetto in testa alla classifica. Per non parlare delle minucce di buon Luciano Gaucci, che quando parla di «frode sportiva» ai danni del suo Perugia non si pone interrogativi sulla liceità, almeno etica, di gestire mazzetti di società di calcio come fossero asparagi. Comincia una settimana densa di interrogativi, per la Roma, che riceve la Sampdoria domenica all'Olimpico: per il titolo d'inverno (che comunque potrebbe essere ad interim in attesa del recupero milanista) forse la rivale più scomoda, per condizione e per serenità d'animo, tra le possibili. Non aiuta la squalifica di Samuel, ma è almeno sperabile che segnali confortanti li lanci l'infermeria, per Emerson e Chivu. Altro inconveniente, la parentesi di Coppa Italia con la trasferta di San Siro. Una Coppa Italia svilita dalla sua stessa formula ma che a parole nessuno sembra disposto a sbobbare. A cominciare da Capello e Ancelotti, che si ritrovano di fronte a otto giorni di distanza. Ma sul piatto al centro del tavolo, stavolta, sembrano esserci pochi e leggerissimi gettoni.